01 Dicembre 2022
Scusate, cosa ci aspettavamo? Che la Corte Costituzionale davvero processasse lo stato, condannandolo? Dopo due giorni di attesa, è uscita la sentenza che tutti attendevano, molti con una ingenuità persino straziante, altri, pochi, col pessimismo della ragione storica. Una sconfitta su tutta la linea per i ricorrenti, cinque organi giudiziari (tribunali di Brescia, Catania e Padova, Tar della Lombardia, Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia), e la conferma del regime che difende il regime. Perché qui non si trattava di “salvare l'obbligo del vaccino”, ma di legittimare l'illegittimità: quella di Mario Draghi, quella di Roberto Speranza e quella, se vi pare, di Sergio Mattarella che è stato il garante dello scempio. E Mattarella, da presidente della Repubblica che più volte si è espresso contro, pesantemente contro chi non accettava la dose circolare, è il capo della Magistratura, del CSM. E la Magistratura non è mai stata potere autonomo, è stata potere che determina, blinda, disinnesca gli altri poteri.
Non è questo l'articolo in cui si riepilogano i tratti di una pronuncia annunciata, altri ce ne sono e ce ne saranno; e tutti troveranno, nel paese dei cavillari e degli azzeccagarbugli, ottime ragioni in punta di diritto per spiegare che non poteva andare se non così. Ma è fumo negli occhi, è malafede: la faccenda è politica e mai come oggi la Giustizia si rivela, senza infingimenti, almeno per una volta, il braccio armato della politica.
Forse c'è stata troppa ingenuità nel promuovere tanti ricorsi, confidando in una equanimità impossibile; forse davvero non è più tempo di delegare certe scelte a organi di giustizia implausibili, quanto di assumersi la responsabilità di una disobbedienza civile. Legiferando sul passato, la Consulta ha inteso, questo è evidente a tutti, non solo stendere una garanzia sul futuro, ma potenziare, se mai ce ne fosse stato bisogno, il ruolo dello stato sui cittadini, ridotti a sudditi; ha voluto fare intendere, senza margine di dubbio, che questo è un regime e non si discute.
Senza margine di dubbio: i profili della pronuncia sono perfino tracotanti. Del resto, nel collegio risiedeva un ex consigliere di Draghi; del resto, lo stesso presidente si era espresso, ancora in fase decisionale, con provocatorio disgusto per certe misure recenti, attribuite “alle destre”, che è il segno della ferocia militante da sinistra. Ma anche questa destra, queste destre, hanno di che rallegrarsi: potranno, infatti, adottare qualsiasi misura repressiva, concentrazionaria, eversiva, sul modello di quelle adottata dai due precedenti esecutivi, legittimati retrospettivamente dalla Corte Costituzionale; anche se è palese il senso di una pronuncia che guarda al ritorno dei soliti noti, più che alla permanenza di quelli che con tutta chiarezza considera degli intrusi.
Giusto ricattare, costringere al vaccino perenne, giusto ghettizzare, discriminare, minacciare, diffamare i refrattari, giusto truccare dati, evidenze, effetti, fallimenti, giusto non risarcire chi è stato privato del lavoro e della dignità: questo, ha detto la Consulta, questo e il resto sono dettagli, bizantinerie di nessun conto. La politica è potere e il potere vince. D'ora in avanti, questo temono oggi milioni di cittadini, sarà “giusto”, per dire inevitabile, opporre qualsiasi cosa sulla base di qualsiasi presupposto per qualsiasi pretesto, dalla salute pubblica a quella dell'ambiente al modo di esprimersi, fino a quello di pensare. Cioè il programma, infame, di totale disintegrazione della cultura occidentale declinatasi in tre millenni di storia, destinata a venire sostituita da un mostruoso coacervo di antivalori, escogitati nell'America del progressismo fanatico e veicolati dall'Unione Europea. Uno scenario dove l'individuo è destinato a ridursi elemento inanimato, fin dalla nascita, aborto permettendo. Senza anima, senza identità, senza orgoglio, senza morale. Felice di drogarsi di alimenti sintetici, di medicine non testate, di sieri micidiali, di ideologie ancora più tossiche. Non più persone, non più individui ma cani di Pavlov: la Consulta ha deciso che l'unica libertà è quella di obbedire, l'unico diritto quello di farsi umiliare, l'unica prospettiva di uscirne schiacciati. Per cosa? Per la salute? Non scherziamo, non ci sono mai stati tanti cadaveri e lesionati a vita come dopo queste pozioni che un sommo organo giudiziario ha consacrato come inevitabile feticcio del potere, sordo ad ogni riscontro, ammissione, imbarazzo, ripensamento, rinnegamento – nel resto del mondo: tutto il mondo.
Questa sentenza, tuttavia, nella sua perversione, segna uno spartiacque: a questo punto non è più lecito sperare, dubitare, attendere, a questo punto la scelta è una sola: lasciarsi annientare o la si smette coi ricorsi e i controcavilli in punta di fioretto, con le armi spuntate della ragione, con le cattedrali di argomentazioni che il potere non è disposto ad ascoltare, e si procede rifiutando sistematicamente le violazioni che verranno. Perché verranno. Perché un governo “delle destre” non è poi tanto diverso da uno “delle sinistre” e sono bastate poche settimane per averne conferma, per esempio con le bugie del ministro della Salute Schillaci, evidentemente avallate dal presidente del Consiglio Meloni, quanto a cancellazione delle multe per gli over cinquantenni non ultra-vaccinati, e poi anche a proposito della reintegrazione dei sanitari cosiddetti novax, reintegrati, sì, ma nel modo in cui le cooperative dei Soumahoro “salvavano” i derelitti.
Restare umani questa volta dipende da noi. Solo da noi. Restare umani e non tornare robot. Se invece perdiamo tempo a lamentarci e ad attendere il diluvio, il diluvio verrà.
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