25 Novembre 2022
Il sito Dagospia si vanta d'aver detto qualcosa che su queste colonne diciamo da due mesi, molto prima di Dagospia: Souhamoro non è esiste, è un'astrazione mediatica, l'invenzione della sinistra telecialtrona dei Fazio, i Damilano, gli Zoro e tutto il resto del circo che Gian Paolo Serino definirebbe “associazione a delinquere di stampo immaginario”. Lo ha confermato l'incauto geom. Bonelli, uno che se sa di clima come di candidati... “Mi sono fidato perché stava sempre in qualche programma, me l'avevano consigliato loro”. Che il Masaniello con gli stivali fosse merce avariata, ne abbiamo avuto conferma ieri da uno del circo, Formigli, che ha mostrato di incalzarlo in quella che a tutti gli effetti pareva una intervista precotta, con le domande concordate. Eppure il compagno Abou, svuotato di spocchia e di lacrime, non ha saputo fornire lo straccio di una certezza. “Ma come fa un bracciante agricolo con moglie disoccupata a fare un mutuo da 260mila euro per una villetta di 6 stanze in una zona residenziale di Roma? Chi ve l'ha coperto?”. “Io sono una persona trasparente, tutto è trasparente”. Anche Wanna Marchi rispondeva così e poi, al giudice, ovviamente in lacrime: “Signor dottor giudice, qui vogliono far pagare tutto a Wanna Marchi, una che ha speso la vita per gli altri e per la ribalta”. Con la terza persona dei megalomani e dei ladroni.
Il nostro Wanna Marchi etnico è trasparente come un vetro smerigliato, ma la sinistra psichiatrica, via social: “Non importa cosa ha o non ha fatto, le battaglie sono giuste e tanto basta”. E ancora: “E' un complotto perché lui è la vera sinistra e la falsa sinistra gliela fa pagare”. La falsa sinistra sarebbe quella che lo ha inventato, candidato, eletto e gliela fa pagare? A costo di uno sputtanamento epocale? E quale sarebbe poi la vera sinistra? Di solito non si azzardano a confessarlo, ma se te li lavori bene, se li fai bere, alla fine si aprono. Diventano trasparenti: “Beh quella che riprende il mitra e fa fuori tutti i padroni e i ricchi”. Tutti anche Chiara Ferragni? “Non esageriamo, lei è dei nostri, le sue battaglie sono le nostre”. E il cerchio del manicomio si chiude.
Dagospia, fonte legata ai Servizi, oggi anti Meloni quanto ieri filodraghiana, scopre altarini già scoperti: la cosca televisiva è disseminata ma legata a filo doppio, gli uni agli altri e tutti al partito egemone per il quale svolge servizi anche sporchi. Damilano è il responsabile della copertina “uomini e no”: a sinistra, nella parte dell'uomo, Aboubakar Souhamoro, a destra, in quella della sottorazza, Matteo Salvini; per questa barbarie di stampo nazista lo hanno premiato, dopo che aveva distrutto l'Espresso, con un programmino, che nessuno guarda, da dieci minuti a sera al modico compenso di 200mila euro. Nelle vane proteste di chi in Rai ci invecchia da precario. Fazio è il ciambellano del PD, di parte già dal nome. Zoro è l'ultracinquantenne incaricato di fare il giovane piddino a vita. Poi c'è Floris che, apprendiamo, sta negoziando un programma e con chi? Col vecchio socialista massimalista Pierluigi Bersani,;c'è il Formigli della vecchia, fallimentare scuola Santoro, scuola zdanoviana; c'è la Gruber articolazione dei poteri forti che vanno dall'impresario de La7, di Rai3 e del Fatto, Beppe Caschetto, ex sindacalista Cgil oggi grillino, a Bernabé e De Benedetti; c'è Bianca Berlinguer, figlia di un cognome. Ubiqui, trasversali da una network all'altro, col precipuo incarico di inventare i pupazzi solidali dalle battaglie giuste: davvero? Anche quando mettono in piedi una cosca di pretoriani coi bastoni e i coltelli per spaventare la concorrenza? “Aboubakar ci diceva qui nessun intruso, prendiamo tutto noi, gli appalti tutti a noi”. Che battaglie giuste! Interpellato sulla propensione alla ricchezza della moglie, falena delle griffe cui non sa resistere, il compagno bracciante coi gambali infangati straparla di “diritto al lusso e all'eleganza”. Ma se avevano due milioni e mezzo di buffi solo con lo stato! Ma se del giro di affari, 63 milioni, parte è stata dirottata su un resort in Ruanda! Adesso alla suocera mama Marie contestano anche la truffa, per lui l'indagine penale è cosa di giorni se non di ore. Non c'è aspetto, non c'è circostanza in cui Souhamoro dica qualcosa, chiarisca qualcosa, è drogato di populismo anche nella sciagura, “Se ho sbagliato è stato per troppo amore, correvo ovunque ci fosse una ingiustizia e ho trascurato casa mia”. Da cui il significato profondo: se il compagno Abou non fosse stato costretto a fare il Robin Hood dei migranti, la sua famiglia non rubava, quindi siamo noi colpevoli, tutti quanti. Sinistra manicomiale, ma quanti sono i precedenti inventati a tavolino? C'è, eclatante, il caso di Mimmo Lucano, il brigante calabrese condannato a 13 anni che dice: “Sull'onestà di Souhamoro ci metto la mano sul fuoco”, e si può capire. Ci sono, su un altro piano di intervento, le oscene vicende del Forteto e di Bibbiano, una rete di intrallazzi e di strutture in cui finivano bambini rapiti alle famiglie e dati in pasto ad orchi, a psichiatri farneticanti ma esperti nel gioco degli appalti e dei finanziamenti. C'è, ricordate, la maschera da commedia all'italiana di Rosario Crocetta, il sindaco di Gela, che aveva tutte le carte in regola: paladino antimafia, scortato, omosessuale dichiarato, di estrema sinistra, costruito mediaticamente fino all'ascesa al Parlamento Europeo e alla Regione Sicilia, finito in un turbine di procedimenti per accuse che vanno dagli abusi plurimi alla distrazione di soldi pubblici ai concorsi truccati all'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito, fino alla distruzione del patrimonio archeologico e da ultimo a un'altra associazione a delinquere per corruzione e quant'altro. Roba da fare impallidire Abou, almeno allo stato. Ma vedrete, emergerà tanto di quel losco da reggere il confronto. Eppure anche Crocetta c'è chi lo rimpiange, c'è chi dice: avrà fatto le sue scorribande, ma le sua battaglie restano giuste. La giustizia stabilita dagli sbagliati, i complici morali, i nostalgici del piombo, gli squilibrati.
Anche “Saro” Crocetta eccedeva nella produzione letteraria, come Souhamoro: “Scusi ma lei prima di diventare onorevole come si manteneva?”. “Coi proventi del mio libro”. Che nessuno ha visto, comunque facciamo finta di crederci e concludiamo: beato lui, ecco perché Saviano lo aveva accolto nel suo Pantheon: era uno dei pochi a sua somiglianza, con un solo romanzettto, copiato per lo più, è riuscito a farsi l'attico su Central Park. A garantire, come dice Abou, “il diritto al lusso e all'eleganza” della moglie. Diremmo che quel pasticciaccio brutto della Souhamoro family, probabilmente solo all'inizio, non offre una immagine imbarazzante solo della sinistra cialtrona, politica o televisiva che sia, ma anche del mito della buona risorsa, che quando sbarca si porta appresso i suoi vizi tribali e li unisce a quelli, largamente presociali, da familismo amorale, del paese che li imbarca. Ma i complici morali, i Damilano, gli Zoro, quando pagano almeno con lo sputtanamento irreversibile?
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