05 Ottobre 2022
Silvio BerlusconiFoto: LaPresse
SCRITTI PANDEMCI
Silvio Berlusconi di nuovo in Senato: l’araba fenice nel giorno del giudizio
“Nel giorno del giudizio… dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai condannato” (Matteo 12:36-37).
Mentre il mondo corre verso la catastrofe, una lieta novella: Silvio Berlusconi di nuovo in Senato. Nel 1994 sono stato profetico, come spesso sono le Cassandre e gli ammiratori di Ugo La Malfa: “La discesa in campo di Silvio Berlusconi è la fine della destra italiana”.
Ventotto anni più tardi, la destra italiana somiglia a quella che avevo in mente da giovane come il maglioncino mimetico colorato di John Elkann al doppiopetto di suo nonno.
Risorto ancora una volta dalle proprie ceneri, il Cavaliere è riuscito nel duplice intento di fare entrare in Parlamento ciò che resta di se stesso e una signora appena uscita dalla sua camera da letto a Villa San Martino.
Il disprezzo per la politica di questo emulo dell’Eduardo Nottola di Le mani sulla città è leggendario. Circondandosi – come da migliore tradizione socialista – di nani e ballerine, vi ha aggiunto una schiera di leccaculi. Ha sdoganato l’estrema destra, cosa peraltro lodevole, consegnandole la guida dell’unica coalizione alternativa a quella, davvero vomitevole, guidata dal PD.
Così, grazie a questo vero gigante della politica, la distruzione della destra è completa e definitiva. Certe cose, è chiaro, non succedono in una notte. La sistematica opera di demolizione è incominciata con le televisioni private, passata attraverso il controllo del più importante gruppo editoriale (che pubblica da trent’anni soltanto autobiografie scritte da ghost writer di nani, ballerine e leccaculi, ma anche cuochi, i nuovi eroi di quest’Italia sempiterna di pizzaioli Pulcinella e suonatori di mandolino) e terminata con un politico di professione come Antonio Tajani a tenere insieme un partito di vere semiprofessioniste.
Oggi è del tutto normale che persino un vecchio liberale si appassioni al Grande Fratello (io non ancora). Brevi interviste con uomini schifosi: così chiamerei alcune trasmissioni televisive delle reti Mediaset, citando il mio mito David Foster Wallace. Ma David giace, morto suicida come la maggior parte dei grandi scrittori: Ernest Hemingway, Edouard Levé, Primo Levi, Franco Lucentini, Vladimir Majakovskij, Sàndor Màrai, Yukio Mishima, Guido Morselli, Cesare Pavese, Emilio Salgari, Luigi Tenco, David Foster Wallace, Virginia Woolf, Stefan Zweig e tanti altri che ora non ricordo.
Il Cavaliere invece è su TikTok e Marta Fascina in Parlamento. Se questo non è un miracolo, ditemi Voi cos’è. Non sono mai stato un moralista, ma neppure un uomo che addebitasse alla comunità il costo dei propri vizi.
Eppure, l’araba fenice sorride (un sogghigno sinistro, in verità), perché ancora una volta la sua fortuna è in controtendenza rispetto a quella del Paese.
E io sono sinceramente felice che una magistratura indegna di un Paese civile abbia perso, che non sia riuscita – se non parzialmente – a eliminare l’unico ostacolo (a parte i propri Segretari) alla marcia trionfale del PD.
Forse la destra era condannata all’estinzione già prima del 1994. Certamente la cultura di destra dal dopoguerra a oggi è stata sempre ridotta al silenzio (unica eccezione degna di nota Giuseppe Berto, pubblicato e premiato). Forse preferivo il silenzio alle cazzate di un Alfonso Signorini.
Oggi, parlare di destra ascoltando Giorgia Meloni è un insulto alla memoria di persone come Giovanni Malagodi.
Se l’unica differenza tra i protetti dell’Aspen Institute e quelli del Forum di Davos è la posizione riguardo la gender culture, il dibattito non mi appassiona.
Ho nostalgia della Messa della domenica, della sosta in pasticceria prima del pranzo a casa dei nonni, in tinello. Vecchio, vivo col sospetto che la vita umana abbia perso valore. Il viaggio verso il metaverso è incominciato molto tempo fa, senza che ce ne rendessimo conto. Abbiamo iniziato a essere parodie di uomini, abbiamo dato vita a parodie di famiglie. Ci siamo liberati della paura del Giudizio Universale e – completamente deresponsabilizzati - abbiamo imboccato la strada senza ritorno verso il paese dei balocchi.
Così, tutto ciò che ci diverte è positivo. Anzi, pensare positivo è tutto. Non abbiamo preso la vita seriamente e oggi siamo nell’epoca grottesca popolata soltanto da pagliacci. Premi Nobel sparano cazzate inverosimili, giornalisti del Corriere della Sera scrivono balle colossali, politici marcescenti ripetono le medesime promesse già vecchie nel secolo scorso e vengono rieletti. E’ già tutto una farsa, una prova generale per il passaggio alla vita nel metaverso.
Anzi, tutta una categoria di nostri connazionali vive già in un universo parallelo: i dissidenti. Ed è un mondo popolato per la maggior parte da deficienti, come quello reale.
Così, diretto verso il nulla cosmico, mi svago leggendo la storia edificante di un malato di AIDS che è fluido e politicamente corretto in un mondo di fascisti, o quella di un’emigrante arrivata su un barcone dalla Libia e sbarcata a Capalbio (grazie a una terza di reggiseno).
Non ho più voglia di scrivere. Scrivere per chi? Per un mondo di analfabeti? Ho fatto un video e in tre giorni ha avuto 12.000 visualizzazioni soltanto su YouTube (e molte di più su TikTok). Questo è il segno definitivo che devo scomparire, come tutte le persone normali. Il mio tempo era quello della Messa della domenica, della sosta in pasticceria prima del pranzo a casa dei nonni, in tinello, della famiglia tradizionale riunita davanti all’arrosto, con a capotavola un uomo e al suo fianco una donna, entrambi convinti che la vita fosse una cosa seria e l’unica occasione per guadagnarsi la vita eterna.
Non un gioco di ruolo in cui ci si sceglie la parte, non una farsa in cui ciò che conta sono i like sui social media.
Il mondo corre verso la catastrofe anche perché non lo prendiamo sul serio e abbiamo smarrito il significato della vita, al punto che ci siamo convinti che la nostra vita non abbia alcun significato. Nichilismo infantile, indegno di persone adulte (e lo scrivo da nichilista e agnostico).
Il vegliardo che sogghigna su TikTok - l’araba fenice che rinasce dalle macerie del proprio partito - è un monito: mentre noi ci balocchiamo sui social media, uomini cinici e spregiudicati lavorano incessantemente per mantenerci in questo stato di idiozia e fare i propri porci comodi.
Il Grande Risveglio è una chimera, più probabile un affondamento in stile Titanic, mentre i dissidenti gioiscono perché la sinistra americana ha elogiato il Resistendum (qualunque cosa fosse, io non l’ho capito). Al timone – perché uno vale uno – Giorgia Meloni non potrà fare peggio di Mario Draghi.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia
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