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Draghi, il bilancio di 18 mesi di Governo: dal Whatever it takes a 1,3 mln di nuovi poveri e 10 mila imprese fallite

Mario Draghi si è dimesso, ma il Presidente della Repubblica prende atto delle sue dimissioni e lo lascia come Ministro pro tempore, quali sono i suoi successi e i suoi insuccessi in questo governo? E l'uomo del Whatever it takes andando via cosa ci guadagna?

21 Luglio 2022

Governo Draghi: tra fallimenti e successi dell'uomo del "Whatever it takes"
Questa mattina alle 9:00 era attesa in aula la seconda riunione del Senato per esprimersi sul voto di fiducia al governo Draghi, ma Draghi come era intuibile già da ieri ha tagliato la testa al toro dichiarando che il Senato può interrompere la seduta perché ha intenzione di rimettere le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da quel momento in poi Draghi si è recato al Quirinale dove è giunto alle ore 9:17 per essere poi accolto alle 9:20 da Mattarella che ha recepito le dimissioni... Il Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi ha comunicato poi ai presidenti delle due camere le  dimissioni rimesse nelle mani del Presidente della Repubblica.

Draghi, il bilancio di 18 mesi di Governo: dal Whatever it takes a 1,3 mln di nuovi poveri e 10 mila imprese fallite

Ma cosa ne sarà del popolo italiano ora che Draghi si è dimesso? Per il momento difficile a dirsi. Cerco è che difficilmente (almeno speriamo) le cose potranno andare peggio. Il premier incaricato, infatti, lascia un paese che, durante la sua amministrazione ha visto un aumento di 1,3 milioni di nuovi poveri e altre 10mila aziende fallite. Le famiglie spenderanno inoltre, a causa dell'inflazione, che ora si attesta a più 8.6%, esattamente 2141 euro in più entro la fine del 2022. Questo anche grazie a un incremento del 30% dei prezzi dei generi alimentari e un caro energia aumentato di 3 cifre.

Draghi: "Anche il cuore dei banchieri viene utilizzato"

E al momento di pronunciare il suo brevissimo discorso, Mario Draghi ha fatto capire che quanto è accaduto ieri gli ha strappato il cuore. Il presidente ha citato un aneddoto secondo cui ad un ragazzino giovane viene chiesto se vuole per il suo trapianto il cuore della banchiere centrale oppure quello di un ragazzo, la storiella popolare vuole che venisse scelto quello del banchiere centrale "perché non era mai stato usato". Una battuta pronta che indica un risentimento da parte di Mario Draghi, evidentemente dispiaciuto da quanto accaduto anche perché ieri aveva accarezzato un'apertura anche nei confronti del MoVimento 5 stelle dichiarando che il reddito di cittadinanza deve essere rivisto per aiutare ancora di più chi ne ha più bisogno. Non un'eliminazione e nemmeno una riduzione del reddito, semmai un potenziamento correttivo per poter aiutare ancora di più chi necessita di questi contributi.
 
Ma l'apertura è arrivata troppo tardi, quando i giochi erano ormai fatti. La politica italiana ha chiesto da tempo di essere ascoltata, ricevuta, considerata. E ciò non è avvenuto. Sicuramente il primo fallimento di Draghi è stato quello di demansionare la politica a mero organo esecutivo

Lo Spread che vola...

Ed in effetti cosa ha fatto Mario Draghi durante tutto il suo governo? Lo spread ha raggiunto livelli che erano impensabili, soprattutto in tempo di allentamenti delle misure restrittive per la pandemia, e se siamo giunti a toccare i 243 punti base di spread BTP Bund a quotazione decennale, vuol dire che i conti pubblici comunque erano borderline, certo siamo lontani dallo spread apocalittico che ha preceduto l'insediamento del governo tecnico di Mario Monti, però siamo anche lontani dallo spread a 92 punti base che ha accompagnato addirittura l'Italia in periodo di pandemia.
 
E sebbene il bel Paese sia stato riconosciuto come trainante e abbia realmente riacquistato credibilità internazionale con Mario Draghi, questo non è bastato ad arginare l'andamento globale dell'inflazione che ha portato un boom alimentare a pesare con un + 30% rispetto al 2021, soprattutto per quanto riguarda i generi alimentari legati ai cereali esportati da Ucraina e Russia come il grano, l'orzo, il mais e tutti i derivati compresi il pane, la pasta e la pizza simbolo del Made in Italy nel mondo.

Il Pnrr e Recovery Fund

Sicuramente l'arrivo di Draghi è stato necessario, come ha scritto anche il Financial Times il 17 luglio scorso, per sbloccare la trance del Recovery fund dell'Unione Europea da 750 miliardi di euro, di cui 200 miliardi sono destinati all'Italia. Sono esattamente 200 i miliardi destinati all'Italia e che senza Mario Draghi potrebbero non arrivare.
 
Il Financial Times guarda con sconcerto quanto è accaduto in Italia e ammette che è singolare che un membro del governo faccia cadere il Presidente del Consiglio in carica che sta proponendo al "Parlamento un pacchetto di aiuti da 26 miliardi di euro destinato a sostenere le famiglie con l'inflazione in aumento".
 
La crisi di governo italiana conclusasi con le dimissioni di Mario Draghi, rischia di non essere compresa né dalla base popolare e nemmeno oltremanica, nella city londinese.
 
Certo è che l'inflazione dilagante è stata sostenuta per buona parte dalle stesse imprese, come ha dichiarato durante il Forum dell'Economia di Torino il presidente di Confindustria, la gran parte delle industrie italiane del settore alimentare, soprattutto quelle che lavorano nel campo della lavorazione del grano e delle farine, hanno dovuto sobbarcarsi sopra a prezzi della materia prima, così evitando di farla ricadere immediatamente sul consumatore finale. Ma dopo l'anno fiscale che si concluderà il 31 dicembre 2022, cosa ne sarà per il popolo italiano? 

Le sanzioni volute dalla finanza armata capeggiata da Mario Draghi

Sicuramente l'inflazione è stata causata da contingenze internazionali, ma un ruolo centrale nel determinare queste contingenze internazionali che hanno piegato non soltanto le industrie italiane, ma anche quelle straniere, che hanno fatto drizzare le antenne alla Bundersbank tedesca quando Bruxelles, foraggiata dalla belligeranza finanziaria di Mario Draghi, annunciato l'embargo del gas che, annunciarlo nel mese di aprile 2022 era oltre che controproducente, sicuramente un'utopia. Dall'altro lato c'era Putin che poteva vedere 800 milioni di euro al giorno venire meno nel tempo più breve che potesse immaginare e se al posto di Vladimir Putin ci fosse stato il suo capo alla sicurezza medved, forse a simile dichiarazioni diplomatiche avrebbe risposto con la forza militare di cui è certamente capace avendo oltretutto, militato nei servizi segreti russi.
 
Eppure l'embargo del gas oltre che essere annunciato, viene regolarmente perseguito, negli incontri internazionali di Mario Draghi e Ursula von der Leyen prima in Egitto e poi al Cairo per poi passare al quarto incontro in Algeria, l'ultimo di qualche giorno fa proprio di Mario Draghi e il primo fatto da Luigi di MaioMinistro degli Esteri italiano con Cingolani.

I corridoi del grano... "marcio"

La questione dei corridoi del grano poi si è bagnata di ridicolo: già all'inizio della della guerra, le società che si occupavano del trasporto merci avvertivano: "I silos sono fatti per una conservazione di massimo due settimane", invece la telefonata a Putin, il viaggio in treno con Macron e Sholz fino a Kiev, tutto veniva presentato come azione che avrebbe salvato il mondo dalla carestia certa che l'Onu annunciava.... Ma il grano è talmente marcio, che Repubblica a inizio giugno scrisse che il premier italiano era andato a Kiev (fra le altre cose n.d.r.) "per salvare il raccolto del grano di settembre". Una frase che dovrebbe rientrare negli annales della storia della politica economica di tutti i tempi. 

I vantaggi che ha avuto Draghi nel dimettersi

Non è che forse le dimissioni di Mario Draghi lo hanno salvato da una guerra impopolarissima che ingenererà malumori sociali?
 
Certo il cuore gli fa male, qualcuno gliel'ha strappato come ha detto lui stesso, però qualcuno dovrà fronteggiare la penuria del 15% del gas che si comincerà ad avere dall'inverno prossimo per poi non avere un piano concreto entro il 2023.
Come ha detto oggi Medvedev, l'inverno sarà freddo per tutta l'Europa. Ed infatti se può essere vero che l'Italia avrà comunque gli stoccaggi pieni con le riserve al 90% entro novembre, un report del terrore annuncia che se non si dovesse arrivare al flusso di erogazione di gas precedente la guerra, gli stoccaggi potrebbero essere colmi al 74%. E come andrà da oggi in poi nessuno lo sa, non lo sa nemmeno Mario Draghi.
 
Per questo in un certo senso è meglio andar via, la patata bollente ce l'avranno gli altri che se dovessero cedere alla tentazione di riaprire ai flussi della Gazprom mandando in aria contratti con gli altri paesi, dovrebbero In ogni caso vedersela con una finanza politicizzata e intenzionata a mandare a gambe all'aria il bel Paese in favore della questione Ucraina che per gli USA uno strumento di approvvigionamento economico-finanziario senza precedenti, con la Naftogaz che ospita 50.000 dollari al mese nella sua dirigenza addirittura il figlio di Joe Biden. Come fare a mettersi contro i poteri forti?
 
 
 
 
 
di Maria Melania Barone

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