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Ucraina, il conto più salato da pagare è per l'Italia: niente export né gas, banche esposte

Il nostro è il paese che pagherà le conseguenze più negative dalla crisi ucraina. Le sanzioni europee nei confronti della Russia danneggiano soprattutto noi. Ecco perché

23 Febbraio 2022

Putin e Draghi

Un po' tutti stanno facendo i conti senza l'oste. Vale a dire Vladimir Putin. Ma anche senza chi quel conto dovrà pagarlo poi più di tutti. Vale a dire l'Italia. Proprio così: la crisi ucraina sembra destinata a danneggiare soprattutto il nostro paese. Innanzitutto a livello commerciale, ma anche sotto il profilo energetico vista la grande dipendenza italiana dalle forniture di gas provenienti da Mosca. Infatti Mario Draghi sta cercando di assumere una posizione mediana e dialogante, anche se viene percepita come ambigua dai partner, e di fatto ininfluente e superata dai tempi visto che a differenza di tutti gli altri principali leader occidentali non ha ancora incontrato Putin e Zelensky mentre per esempio Emmanuel Macron e Olaf Scholz giocano un ruolo molto più da protagonisti.

Sanzioni alla Russia: le perdite per l'Italia

Il conto per l'Italia è drammatico. A partire da quello che è già stato pagato. Secondo una analisi di Coldiretti, le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo a causa dell'embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall'Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per la vicenda Ucraina. Il Decreto di embargo tuttora in vigore colpisce - sottolinea la Coldiretti - una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all'ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia.

Nonostante questo le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno superato nel 2021 i 650 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto all'anno precedente dovuto soprattutto a pasta, vino e spumante, secondo stime della Coldiretti. Il che fa anche capire le potenzialità di crescita di un interscambio commerciale gravemente soffocato dalla successione degli eventi. E invece nuove sanzioni, che non a caso l'Italia ha cercato in modo flebile di posporre o scampare, possono aumentare la gravità del conto già salato da pagare.

Banche italiane esposte in Russia per 26,5 miliardi

C'è poi un aspetto finanziario molto grave. Le banche italiane sono le più esposte verso la Russia tra gli istituti finanziari d'Europa. Secondo una ricerca del Credit Suisse per gli istituti italiani e francesi l'esposizione ammonta a oltre 30 miliardi di dollari, circa 26,5 miliardi di euro. La terza banca singola per esposizione, dietro due istituti austriaci, è Unicredit, presente in Russia dal 2005 dopo la fusione con Hvb che aveva nel paese una propria controllata. La banca ha attualmente circa 2 milioni clienti retail e circa 30.000 corporate, con una rete di 72 sportelli che erogano circa 8 miliardi di euro di prestiti.

Molto intensa anche l'attività in Russia di Intesa Sanpaolo, che gestisce più della metà delle operazioni commerciali con l'Italia, realizza la maggior parte delle operazioni di investimenti italiani in Russia e russi in Italia, ed è un importante investitore e partner in molti progetti russi, nazionali e internazionali. Banca Intesa Russia conta su 28 filiali e 976 dipendenti, con asset per circa 1 miliardo di euro. 

Senza contare il capitolo energetico, con l'Italia paese più esposto alle importazioni di gas dalla Russia. Non si sa quanto sarà ancora salato il conto, ma già si sa chi lo pagherà.

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