08 Febbraio 2022
Ce li vedete un “gigante” e acculturato Silvio Berlusconi parlare con Giggino di Maio riguardo economia e imprenditoria? E Pierferdi con Clemente da Ceppaloni? O ancora il borioso Renzi con il pariolino Calenda? Questa è fantapolitica. È vero, al centro, che poi sono gli indecisi, c’è una voragine ma non è che detto che bisogna forzatamente inserirci un partito; anche perché se le premesse si basano sul far dialogare soggetti di destra e sinistra, allora il tutto già muore sul nascere.
I partiti centristi, di destra e sinistra, devono accaparrarsi quella fascia politica a suon di comizi, promesse da mantenere, valori da portare in un prossimo Governo e siano da collante tra Chiesa, istituzioni e società civile. Tutti osannano il presidenzialismo ma in questo eventuale contesto difficilmente ci sarà spazio per un centro, anzi la politica sarà (finalmente) costretta a tornare al bipolarismo e fare un passo in più, ovvero distinguersi tra Repubblicani e Democratici, Conservatori e Socialisti, e altre diciture che facciano pensare a due schieramenti ben distinti, con valori e idee molto diverse.
Avere atteggiamenti democristiani, dove tutto sta bene a tutti, è ancora di moda e spesso nel lungo termine paga ma le situazioni vanno analizzate nel presente, all’interno di un mondo che corre velocissimo e che non si ferma certo davanti alla vecchia e stantia Italia. Del “grande centro” se ne parla da anni ma nessuno ha il coraggio di metterlo insieme poiché l’idea sarebbe ottima ma nel concreto sarebbe la fine della stabilità politica in parlamento, dove questi rivendicherebbero ad ogni crisi di essere l’ago della bilancia; la prima repubblica è stata bella ma non deve tornare.
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