04 Dicembre 2021
Fonte: lapresse.it
L’Accordo del Quirinale tra Italia e Francia, firmato solennemente nei giorni scorsi, ricorda i tanti accordi più o meno segreti, sottoscritti nel passato da Governi intenzionati soprattutto a cambiare le proprie alleanze, per ottenere vantaggi territoriali. Li siglò l’Italia a Londra nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, per passare dall’alleanza con gli imperi AustroUngarico e Germanico, a quella con il Regno Unito e la Francia, in cambio di importanti annessioni geografiche. Li siglarono Stalin ed Hitler, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, per coprirsi reciprocamente le spalle sul fronte orientale, in vista di un’alleanza di guerra ed assicurarsi i territori dei baltici.
Li chiamavano accordi segreti, perché spesso erano indecenti. Nulla conosciamo di questo nuovo misterioso trattato internazionale, celebrato in pompa magna nei giorni scorsi a Roma. E questo non è certamente incoraggiante. Anche perché la Francia è un paese assai particolare, totalmente intriso di ciò che oggi si chiama volgarmente sovranismo e che i francesi hanno invece sempre chiamato, con termine più sofisticato, “Grandeur”. “Grandeur” che supera e riassorbe tutto.
Tanti sono gli esempi. Alcuni eclatanti. Parliamo di Napoleone. Lui oltre ad essere un grandissimo condottiero, era anche un insuperabile legislatore, ma era anche uno sfrenato assassino. Le sue discutibili campagne militari hanno infatti causato, in una quindicina di anni, oltre quattro milioni di morti, in un’Europa che, in quel periodo storico, contava centocinquanta milioni di abitanti. Una vera ecatombe!
Il suo regime interno era altresì dittatoriale e repressivo, quello esterno prevaricatore ed oppressivo. Nessun conquistatore come lui, a parte il nazismo, nella storia dell’umanità, ha mai spogliato, in pochi anni, le terre conquistate, di tante ricchezze. Moltissime opere d’arte, che abbelliscono le belle sale del Museo del Louvre a Parigi e non solo quelle, provengono dai furti effettuati, soprattutto in Italia, da Napoleone.
Nessuno ha poi umiliato i vinti, come ha fatto il dittatore corso, arrivando perfino ad obbligare il Papa Pio VII, la massima autorità religiosa e politica di quegli anni, a celebrare a Parigi la sua incoronazione. Non pago di questa prevaricazione, l’imperatore inflisse poi, durante la solenne cerimonia, un ulteriore sfregio al Pontefice, strappandogli la corona dalle mani, per imporsela lui stesso sulla testa.
Alla fine della sua epopea, Napoleone è stato però clamorosamente sconfitto in battaglia, come tanti altri dittatori come lui, con il risultato finale di lasciare una Francia menomata di vasti territori, posseduti prima della sua ascesa al potere.
La sua meteora, nel resto del mondo, sarebbe stata forse definita “bonapartismo”, in senso dispregiativo, come la storia ha tacciato il fascismo, il nazismo e con più tolleranza il comunismo. La “Grandeur” francese è riuscita invece a ricreare intorno a lui un’immagine universale, esaltandone soltanto i meriti ed ignorando quasi sempre le colpe. Napoleone è diventato così un eroe, tutti i francesi sono diventati eroi insieme a lui. La Francia, prima di tutto. Gli errori od orrori del passato, dimenticati. Il maggiore capolavoro della Francia, si è però realizzato con la Seconda Guerra Mondiale.
Invaso da Hitler in soli venti giorni, il paese transalpino viene diviso in due parti: una parte occupata militarmente dai nazisti ed una parte governata da un governo cosiddetto “fantoccio”, alleato dei tedeschi e guidato dal maresciallo Philippe Petain. Contrario a tale governo, che aveva fatto un armistizio con Hitler, un Generale in esilio a Londra, di nome Charles de Gaulle, combattente nella prima guerra mondiale, aveva alzato la bandiera della resistenza e, dalla radio inglese, incitava quotidianamente i suoi connazionali a combattere il nemico.
Non ne sorti’ una guerra civile, non si scatenò una lotta partigiana di massa, come avvenne nel nord d’Italia e non si videro fortunatamente altre Fosse Ardeatine. Con lo sbarco degli Americani in Normandia, nel giugno 1944, la Francia venne liberata, Petain fuggi’ e De Gaulle, rientrato in patria con l’aureola dell’eroe combattente, divenne Capo di un Governo Provvisorio. Non credo che tutto questo possa essere però classificato come una vittoria nazionale!
Eppure, alla fine della guerra, Il Generale, all’insegna della “Grandeur”, riesce miracolosamente a portare la Francia al tavolo della pace, ma dalla parte dei vincitori, facendole ottenere perfino un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, riservato alle sole potenze vincitrici: USA, URSS, Regno Unito e Cina.
All’Italia “sconfitta”, tra le tante importanti privazioni territoriali, sono richieste dalla Francia e avvallate dagli alleati, quelle di Briga, Tenda, il Moncenisio, il Monginevro e il Piccolo San Bernardo. La “Grandeur” è riuscita a trasformare una disfatta, in un’eclatante vittoria. Un vero capolavoro politico! Vive la France! Attention à la France!
Di Pierfranco Faletti
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