22 Novembre 2021
Letta e Meloni (fonte Lapresse)
Attenzione, le elezioni nel 2022 non sono un'ipotesi peregrina. Quella che fino a poche settimane fa veniva considerata una semplice boutade ora potrebbe prendere consistenza. Almeno secondo alcune fonti (politiche e non) interpellate da il Giornale d'Italia, secondo le quali la pista sta diventando concreta con il passare del tempo. La sagoma, che altri definirebbero lo spettro, delle elezioni la prossima primavera sta assumendo una forma sempre meno sfuggente. Le possibilità che quella che era un'opzione lontanissima diventi una pista concreta sono legate a una serie di valutazioni politiche, legate sia a calcoli dei partiti che a obiettivi personali dei leader.
D'altronde lo ha detto anche Matteo Renzi alla chiusura della Leopolda. "Ho l'impressione che i principali leader delle forze politiche italiane, i leader di M5s, Pd, Lega e FdI, abbiano l'interesse ad andare a votare: interesse che è politico, e in alcuni casi personale, perché qualcuno vuole portare in parlamento prima possibile il suo gruppo di riferimento, è un dato di fatto oggettivo. Dovremo essere pronti a questa ipotesi".
A che cosa si riferisce Renzi? Partiamo da quello che è il principale gruppo parlamentare: il Movimento Cinque Stelle. Può essere strano da ricordare, ma in effetti i pentastellati sono ancora la truppa più numerosa del parlamento italiano. Però c'è un problema. Giuseppe Conte non ne fa parte. L'ex premier vorrebbe dare la parola al popolo di cui si era autoproclamato avvocato per due ragioni. La prima è politica. Più il M5s sta al governo Draghi e più perde la propria identità originaria, e dunque consensi. Restare nell'esecutivo fino al 2023 non solo rischia di far assorbire sempre di più il M5s dietro, o meglio sotto, il Partito democratico, ma darebbe anche più tempo ad Alessandro Di Battista per organizzare il suo ritorno in politica, dentro o fuori dal M5s. E qui ci si collega alla seconda ragione, più personale. Conte sa di non aver fatto breccia nel cuore dei compagni di partito e dunque ritiene di dover procedere al voto per quantificare il suo peso ed entrare in parlamento in una nuova legislatura.
Dall'altra parte c'è il Pd, che si trova in parlamento con un contingente non legato a Enrico Letta. L'attuale segretario del partito a parole dice di non volere il voto ma in realtà avrebbe tutto l'interesse ad andare alle urne per sigillare la sua presa sul Pd e proporre i suoi uomini fidati sugli scranni di Camera e Senato. Non solo, c'è anche una ragione politica. Più passa il tempo e più si dà modo a Renzi di concretizzare il flirt con Forza Italia di Silvio Berlusconi. La creazione di un nuovo grande centro potrebbe pregiudicare la vittoria delle elezioni al centrosinistra.
Per lo stesso motivo avrebbero fretta anche Fratelli d'Italia e Lega. L'asse sovranista Meloni-Salvini non vuole perdere la terza gamba rappresentata dagli azzurri di Berlusconi e per questo ritengono che andando a votare subito impedirebbero la fuga verso il centro e il matrimonio con Renzi. Meloni ha anche un motivo in più, visto che ha intenzione di capitalizzare i sondaggi favorevoli che Fratelli d'Italia totalizza negli ultimi mesi.
Insomma, fare attenzione: il voto nel 2022 potrebbe presto prendere quota.
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