30 Settembre 2021
Fonte: lapresse.it
"Altro che dare la caccia agli omosessuali nella Lega, la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni di carcere", si esprime così il Leader della Lega Matteo Salvini in merito alla condanna a Mimmo Lucano. A replicare al leader leghista sono le Sardine: "Ricordiamo sommessamente al garantista selettivo che i gradi di giudizio sono tre. Dovrebbe saperlo uno che fa propaganda referendaria sul tema della Giustizia. La 'Bestia' non si smentisce mai", affermano.
Ci sono voluti tre giorni per decidere a proposito della condanna di Domenico Lucano, detto Mimmo. Per tre giornate intere i vertici si erano riuniti nella Camera di consiglio e solo in seguito il Collegio, presieduto dal giudice Fulvio Accurso, ha deciso la sorte dell'ex primo cittadino di Riace, splendida località in provincia di Reggio Calabria. Lucano aveva ricoperto il ruolo di sindaco per ben tre mandati.
Per l'ex sindaco, 63 anni, in precedenza il pubblico ministero di Locri Michele Permunian aveva chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi. Le accuse erano varie: associazione a delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nell'ambito del processo Xenia. Processo che, tra le altre cose, aveva già visto imputata anche la compagna di Lucano, Lemlem Tesfahun.
Permunian, durante la sua requisitoria, aveva affermato che "a Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato".
A pochi minuti dalla notizia della condanna, si fa sentire la difesa di Lucano, la quale spiega di non voler commentare le conclusioni del Pm, ma si dice pronta replicare non appena sarà possibile. In ogni caso "riteniamo che il dato emerso dall'istruttoria dibattimentale recepito dalla pubblica accusa diverga, e di molto, da quello che abbiamo recepito noi", hanno detto gli avvocati Giuliano Pisapia e Andrea Daqua al termine della requisitoria. E ancora: "Non condividiamo le argomentazioni e conclusioni della pubblica accusa che contesteremo sulla base di quanto emerso, anche documentalmente, nel corso del dibattimento", hanno concluso.
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