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Referendum No Green pass, ora Governo pensa a "correttivi" per "gestire" firme online

Le parole del senatore Gaetano Quagliariello, già ministro delle Riforme e vicepresidente di Coraggio Italia

26 Settembre 2021

Referendum No Green pass, ora pensano a "correttivi" per "gestire" le firme online

Fonte: lapresse.it

Dopo l'introduzione del Green pass, sono proliferati i referendum per abolirlo, questo grazie anche all'aiuto della web. "Per questo motivo", interviene all'Adnkronos il senatore Gaetano Quagliariello, già ministro delle Riforme e vicepresidente di Coraggio Italia, "bisogna distinguere il problema contingente da quello strutturale: sono stati promossi alcuni referendum, facilitati dalla firma digitale, uno può essere d'accordo o meno sulle richieste referendarie, ma il problema non esiste, si devono fare. Tuttavia, - riprende, rigorosamente in politichese, il senatore - la finestra elettorale si chiude tra breve per la fine della legislatura, quindi nell'immediato non vedo un rischio eccessivo".

Referendum No Green pass, si pensa a "correttivi"

"Da un punto di vista strutturale dobbiamo decidere se vogliamo diventare una democrazia mista, referendaria e rappresentativa, oppure no", continua Quagliariello. "Sotto questo aspetto è assolutamente chiara la volontà del Costituente, che ha concepito il referendum come un importante strumento di integrazione e non concorrente della volontà popolare, che si esprime attraverso le elezioni e gli strumenti della democrazia rappresentativa". "E' altrettanto evidente - prosegue l'ex ministro delle Riforme - che 500mila firme raccolte nel '46, in un Paese di tipo agricolo, soltanto nelle segreterie comunali, ne valgono 5 milioni raccolte con lo spid a voler essere generosi. Questa questione deve risolta attraverso una modifica, anche non urgente, della legge sul referendum, che richiede una serie di correttivi".

Strano che tali "correttivi" non siano mai stati nominati in passato, per esempio sui referendum sul nucleare o quello che avrebbe abrogato il taglio dei parlamentari deciso dal Governo Conte I. Internet c'era già e, sebbene non ci fosse lo spid, era altrettanto facile raggiungere le 500mila firme necessarie per far partire i referendum. Talmente facile che, in merito al taglio dei parlamentari, non si trovarono (ma si procedette lo stesso alla urne). 

"Innanzi tutto, come detto, l'innalzamento del numero di firme, certo non 5 milioni, ma almeno un po' superiore rispetto a quello previsto attualmente; il secondo, la necessità di un parere preventivo della Corte costituzionale che dica se il quesito è ammissibile o meno prima di raccogliere le firme; infine, una scheda compilata dal promotori, perché chiariscano bene l'oggetto del referendum in modo che il cittadino si esprima su qualcosa di chiaro", continua il senatore. "Mi sembrano -conclude Quagliariello - proposte non punitive, per garantire un equilibrio di sistema, rispettare l'utilizzo degli strumenti con i quali si esprime la volontà popolare ed evitare che l'attività principale della Corte costituzionale diventi il giudizio di ammissibilità dei referendum".

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