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Draghi, ipotesi clamorosa: niente Colle, a Palazzo Chigi anche dopo il 2023

Sottotraccia, nel Partito Democratico, si lavora a una clamorosa permanenza di SuperMario nel ruolo di presidente del consiglio anche dopo le elezioni del 2023

23 Settembre 2021

mario draghi

Mario Draghi presidente del Consiglio anche dopo il 2023. Proprio così, sottotraccia c'è chi sta lavorando a questa ipotesi clamorosa, per ora mai entrata nel novero delle possibilità per il futuro di SuperMario, che ieri ha annunciato la distribuzione di 45 milioni di vaccini ai paesi più poveri. C'era la pista del Quirinale, ovviamente, poi quella della Commissione europea nel 2024 al posto di Ursula von der Leyen, ma mai si era parlato di una sua possibile permanenza a Palazzo Chigi. E invece ora l'ipotesi affiora tra le chiacchiere interne ai partiti politici.

Nel Pd si inizia a pensare a Draghi premier anche dopo il 2023

Uno scenario ancora non chiaro e delineato, ma che inizia a circolare tra i bene informati. In particolare tra gli esponenti del Partito democratico. La forza cardine del centrosinistra sta cercando di intestarsi la linea politica dell'attuale presidente del consiglio. A ogni occasione alcuni esponenti del Pd tengono a sottolineare la coincidenza quasi totale dell'agenda politica di Draghi e quella dello stesso Pd.

Scenario di grande incertezza su Colle ed elezioni 2023

D'altronde lo scenario futuro appare di grande incertezza e le urne previste nel 2023 potrebbero restituire un vero e proprio rebus da sciogliere per la formazione di una coalizione. Al momento, secondo i sondaggi, ci sono almeno quattro partiti che gravitano intorno al 20% delle preferenze: Pd, Movimento Cinque Stelle a sinistra, Lega e Fratelli d'Italia a destra. E allora c'è chi immagina già una nuova grande coalizione alla tedesca con dentro un po' tutti, come accaduto finora. In quel caso chi meglio di Draghi per compattare forze politiche che altrimenti non potrebbero che non avere nulla da spartire?

Ovviamente il progetto significherebbe che il Pd non proseguirebbe la strada del rinnovamento tracciata da Enrico Letta. Al di là di agorà o altre varie amenità, il Pd tornerebbe a guardare al centro, cercando semmai di attrarre i moderati e le schegge più istituzionaliste della Lega di Salvini, in fase di terremoto interno. E allora, in una sorta di fase di emergenza permanente, Draghi potrebbe non solo schivare l'offerta del Colle, ma anche rappresentare l'ancora di salvezza perenne di un paese e una classe politica che non riesce a prendere una direzione chiara. Sempre che SuperMario non preferisca le sirene di Bruxelles.

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