30 Agosto 2021
Matteo Salvini e Giuseppe Conte (LaPresse)
Giuseppe Conte in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera critica aspramente i decreti sicurezza di Matteo Salvini. Un'affermazione che si scontra con la realtà dei fatti, dato che a capo del Governo c'era proprio l'attuale leader del Movimento cinque stelle.
L'ex presidente del Consiglio ha parlato delle proposte politiche più urgenti in questo momento, e del suo ruolo come guida del M5s. Tra i commenti sul dibattito politico interno alla maggioranza, a un certo punto si è espresso sulle critiche che il leader della Lega sta muovendo in queste settimane contro l'attuale ministra degli Interni, Luciana Lamorgese. E nel farlo parla dei dei decreti sicurezza per parlare di Salvini come "ministro dell'Interno fallito."
"I decreti sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne", attacca Conte. "L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili." "Insomma, imbecca l'ex premier, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto."
Pende però sul capo di Giuseppe Conte la critica per aver approvato il decreto durante il suo primo mandato a capo del Governo giallo-verde. Nonostante l'inversione di marcia del Conte bis che aveva ridimensionato le misure introdotte dall'ex alleato leghista, l'oggi pentastellato Conte aveva semplicemente - in entrambi i casi - acconsentito a spinte che arrivavano dalla coalizione preferita. Fino a qualche mese fa, inoltre, Conte rivendicava in conferenza stampa di non aver cambiato idea sulla necessità di introdurre dei decreti sicurezza: in pratica, aveva di fatto sostenuto ancora una volta la decisione iniziale presa con il leader della Lega.
Oggi i tempi sono cambiati, e le alleanze pure. Nel frattempo, prevale l'antagonismo e il togliersi di dosso le vecchie responsabilità: "Quando era un mio ministro cercai di fargli capire che un problema così complesso non si affronta con demagogia, facendo la voce grossa in televisione, sui giornali e sui social", ha sottolineato Conte messo all'angolo dalle domande.
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