23 Aprile 2021
La restituzione del vitalizio all’ex presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni non è altro che l’ennesima battaglia persa dal M5S. A dirlo proprio l’ex senatore, interpellato da Adnkronos, durante la presentazione del suo nuovo libro “Una storia popolare”. "Sono rimasto assolutamente sorpreso dalle polemiche, che ho trovato del tutto strumentali. Polemiche, tuttavia, che provengono da una sola parte, il Movimento 5 stelle che sta perdendo tutte le sue battaglie e ora perde anche la battaglia contro Formigoni. Se ne facciano una ragione".
L’attacco ai 5stelle è senza freni: “Nessun altro esponente di partito si è espresso, riconoscendo la giustezza della commissione contenziosa. E’ stato solo il Movimento Cinquestelle, agitato dal proprio house organ, che è il Fatto Quotidiano, alimentato dagli odiatori, che poi sono sempre gli stessi. In fondo oggi il Movimento rappresenta il 12% in Italia; vuol dire che c’è un 12% di gente che bercia contro una sentenza legittima. Ma del resto sappiamo che finora hanno perso tutte le battaglia, No Tav, No Tap e varie e ora perdono anche la battaglia contro Formigoni".
"I 5stelle non mi hanno impressionato ho solo avuto un po’ di pietà e compassione per loro, gente che si sveglia la mattina e deve trovare chi colpire, chi insultare, chi aggredire. Del resto vivono per questo. Salvo poi avere un capo, come Grillo, che fa esattamente l’opposto".
Sul caso del video di Beppe Grillo in difesa del figlio Formigoni domanda direttamente ai grillini: “Perché quando si tratta di lui, non esita a insidiare la magistratura, che per lui era intoccabile; invoca il garantismo per il figlio, quando loro sono sempre stati giustizialisti. Ci rendiamo conto di quante contraddizioni?"
"La loro situazione, poi, è sotto gli occhi di tutti: rispetto al 32% di consensi che avevano preso nel 2018, hanno già perso molti voti, come si è visto alle europee e credo che alle prossime elezioni ne perderanno ancora di più. I sondaggi li danno in costante ribasso. Hanno litigato con Casaleggio, che doveva rappresentare l’inizio della democrazia diretta. Sono divisi tra di loro, hanno perso il capo, perché in Grillo non possono riconoscersi più. E Conte stenta ad affermarsi".
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