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Crisi Pd, Zingaretti: in molti vogliono la sua testa

Stefano Bonaccini, attuale presidente della Regione Emilia Romagna, sembra essere il più quotato a sostituirlo

02 Marzo 2021

Governo Draghi, Zingaretti

Governo Draghi, Zingaretti (Fonte: lapresse.it)

Non c’è pace per la compagine giallorossa, che dopo aver visto naufragare i propri sogni di poter governare ancora sotto la bandiera di Giuseppe Conte, è sempre più alle prese con delicatissime crisi interne dei partiti che la compongono. Non è solo il Movimento 5 Stelle ad essere devastato al suo interno da guerre intestine che ne stanno mettendo in discussione completamente l’assetto, ma anche il Partito democratico non naviga in acque più serene. Tutti è due ridotti ad essere aggrappati all’ex premier, visto ormai come un ancora di salvezza per non andare a “Patrasso”.

In molti nel Pd, infatti, sono stanchi del legame a doppia catena con i pentastellati e non tutti vedono questa alleanza come utile. Sul banco degli imputati, ovviamente, c’è l’attuale segretario Nicola Zingaretti, da più parti accusato di una politica debole al traino di Conte ed i pentastellati, causa di una perdita d’identità e di un’emorragia di voti allarmante. La sua leadership è, ormai, messa in discussione da molti. “Troppi errori di strategia ed una politica debole la sua” si mormora tra i dem, in particolare da quella parte filo renziana che da tempo chiede la sua testa. Tra le questioni scottanti, tra le altre, anche quella delle donne democratiche, in subbuglio per non essere state trattate come si aspettavano sulle nomine governative. Ora chiedono ad alta voce una vicesegretaria ed una condivisione delle cariche. La situazione è delicata e di non facile soluzione. Certo è che Zingaretti è sempre più debole.

Intanto i sondaggi sono lo specchio del malessere dei democratici, ai minimi storici. Secondo l’ultimo sondaggio di Swg, che prevede l’ingresso in campo di Conte, i dem perderebbero addirittura un 4,3% a favore proprio del M5S che diverrebbe secondo partito dietro alla solita Lega di Salvini. Il Pd, tuttavia, con un misero 14,2%, lascerebbe anche il terzo gradino del podio occupato saldamente da Fratelli d’Italia al 16,1%. Una batosta tremenda che li renderebbe definitivamente comprimari di Conte, Grillo e compagnia.

Il banco di prova sarà, ovviamente, il congresso ma Zingaretti non ha nessuna fretta di anticipare le primarie previste per il 2023, perché se si andasse alle urne ora rischierebbe di essere immolato a “vittima sacrificale”. Meglio traccheggiare ed attendere che il Governo Draghi faccia qualcosa di buono e gli faccia recuperare punti agli occhi dei suoi e degli elettori. Il presidente della Regione Lazio è conscio che nel partito c’è qualcuno che gode di molte simpatie, sta lavorando bene e possiede una personalità di certo più carismatica di lui: è il suo collega, il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Il più quotato a prendere il suo posto ed a riaprire, forse, le porte a quella vecchia volpe di Matteo Renzi, come mormorano alcune voci di corridoio.

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