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Draghi e il cambiare qualcosa per non cambiare nulla, se non il Presidente

Per salvare l’Italia ci vogliono i Draghi. Ma quali? Mario? O i futuri? “Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente", ma la squadra e la strategia non sono neanche cambiate, se non di poco! Siamo di fronte ad un grand Bluff? Speriamo questa volta non sia così.

25 Febbraio 2021

Governo Draghi o governo dei Draghi? Quale reale opportunità e quale effettivo fine?

Siamo davanti ad un cambiamento reale o si tratta di un potenziale grande bluff?

La memoria vola a Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo", “Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente", o meglio “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”

Ma in realtà ad ora il mix dei concetti appare addirittura meno sofisticato in quanto siamo apparentemente davanti ad un “cambiamo niente, o poco, per non cambiare nulla, o quasi”.

Certo, i tempi sono ancora brevi, ma vediamo i fatti ad oggi.

Le consultazioni sono iniziate 3 settimane fa (3 febbraio), la squadra di Governo è stata comunicata una settimana dopo, il 12 febbraio e la fiducia è stata ottenuta mercoledì 17 febbraio al Senato e giovedì 18 alla Camera.

Lo schema di gioco vede una squadra composta da 23 ministri, 8 tecnici (ma non troppo) e 15 politici.

Partiamo dai ministri cd “politici”: rappresentano praticamente tutti i partiti, 4 del M5S, 3 del PD, 3 della Lega, 3 di Forza Italia, 1 di Italia Viva e 1 di LEU, tenendo fuori solamente Fratelli d’Italia e piccoli partitini, ai quali sono stati comunque assegnati i ruoli di sottosegretario, oltre agli espulsi del M5S.

Di Maio confermato agli Esteri, Speranza confermato (ahinoi!) alla Salute (per evitare presunti rischi da cambi di responsabilità, tesi sostenuta da alcuni, in primis da Mattarella), Guerini alla Difesa, Franceschni alla Cultura, Patuanelli, traslocato dallo Sviluppo Economico alle Politiche agricole, D’Incà confermato ai rapporti col Parlamento, Fabiana Dadone traslocata della Pubblica Amministrazione, assegnata a Brunetta, alle Politiche Giovanili.

Assegnato poi lo Sviluppo Economico alla Lega (Giorgetti), il ministero alle Disabilità alla Erika Stefani, il Turismo a Garavaglia (per ora senza portafoglio, in attesa del decreto per splittare le competenze dal ministero della Cultura).       

Seguiti poi dalla Carfagna al SUD, dalla Gelmini agli Affari Regionali e alle Autonomie, Bonetti alle Pari Opportunità e Famiglia e Orlando al Lavoro.

Vediamo i cd. “tecnici”: hanno ottenuto il MEF (Ministero dell’Economia e Finanze, Daniele Franco), Ambiente e Tutela del Territorio (Roberto Cingolani), Innovazione Tecnologica (Vittorio Colao), MIT (Ministero delle Infrastrutture e Trasport, Enrico Giovannini, in sostituzione del “problema” Paola De Micheli), Giustizia (Cartabia, ex presidente dalla Corte Costituzionale, in sostituzione del “problema” Bonafede), Istruzione (Patrizio Bianchi, in sostituzione del “Problema” Azzolina), Università (Maria Cristina Messa, in sostituzione di un non convincente Gaetano Manfredi), oltre alla conferma agli Interni della Lamorgese.

Appena nominati i sottosegretari, ben 39, praticamente tutti di estrazione politica, la classica distribuzione della carte da gioco e dei vari jolly a partiti e correnti (LEGGI QUI). Con promossi e bocciati, tra i quali il PD (e lo stesso Zingaretti), che passa da 15 a 6 sottosegretari, perdendo anche Interni, andato alla Lega, e Giustizia, andato a Forza Italia.

Di fatto, il vero focus di Draghi appare circoscritto a 4 aree chiave, MEF, Ambiente e Tutela del Territorio, MIT, e Innovazione tecnologica (seppur senza portafoglio), con la sponda del Ministero dello Sviluppo Economico in ragione del rapporto con Giorgetti e dei vari dossier sul tavolo (in priis, Ilva, Alitalia ed Autostrade), con l’auspicio di fruttare al meglio i 209 miliardi del recovery fund (i quali, giova ricordare, trattandosi di prestiti, andranno poi in buona parte restituiti).

L’apparente cambiamento della squadra appare circoscritto a questo.

Vediamo poi le azioni realizzate ad oggi, la base della strategia di Governo:

-        annullata la riapertura delle aree sciistiche, con il preavviso di 12 ore (la domenica sera precedente, sic!), cancellando di fatto anche questa stagione. Uno dei pochi sport che strutturalmente si pratica distanziati (con gestione efficiente degli accessi agli impianti, come accade in Svizzera – LEGGI QUI). In totale continuità con la gestione Conte;

-        Sempre chiusi i ristoranti e i luoghi culturali (musei e teatri in primis), peraltro in una situazione in cui a fronte delle regole di distanziamento e sicurezza che si applicano in tali luoghi, assistiamo sovent, nel lassismo più assoluto, ai continui assembramenti la sera nelle piazze e nelle strade (come gli ultimi esempi di Roma e Napoli);

-        Esteso il “Decreto Cornice” per le misure anti Covid, prorogato il blocco spostamenti tra le regioni fino a Pasqua. Italia prevista “multicolore”, con le zone rosse riportate a Marzo 2020, ovvero con il divieto di qualunque tipo di spostamento, scuole chiuse e autocertificazioni per andare al supermercato e in farmacia;

-        Mantenute o comunque neanche messe in discussione, almeno per il momento, misure assurde e insostenibili messe in campo dai precedenti governi (in primis, reddito di cittadinanza e quota 100);

-        Nessun “Piano dei 100 giorni”.

La strategia non è cambiata di una virgola.

Che conclusioni possiamo trarre, a questo punto?

L’idea è che Draghi sia orientato a 2 principali priorità e ad un obiettivo finale.

Ovvero, poter intervenire direttamente sui temi chiave legati al recovery fund e lasciare tutto il resto ai partiti (ad eccezione di Fratelli d’Italia, con la Giorgia Meloni unica forza d’opposizione – a questo punto fortunatamente), accontendoli e non prendendo rischi, per arrivare a febbraio 2022 pronto per essere votato come Presidente della Repubblica, senza sporcarsi (troppo) le mani.

Salvo suggestive proroghe di Mattarella come Presidente della Repubblica per consentire a Draghi di completare le azioni di Governo (Quali? Riforma fiscale? Processo civile? Processo penale? Rischi vari?), e successive dimissioni al Quirinale e nomina di Draghi Presidente.

Del resto il buon Draghi ha sempre avuto incarichi di alto livello e meno operativi, da Direttore Generale del Tesoro a Direttore della Banca d’Italia e della BCE, ruoli più coerenti con quello di Presidente della Repubblica.

Con la certezza, nel frattempo, che il debito pubblico continui la sua corsa e la sua crescita in % sul PIL, con il rischio di nuove tasse, in primis Patrimoniale e aumento dell’IVA.

Situazione in parte mitigata a livello generale dal calo dello spread, che ha iniziato la sua graduale discesa da quando ha iniziato a prendere corpo l’opzione Draghi, con conseguente maggio stabilità attesa per il sistema Italia e la sua permanenza in Europa e nell’Euro, con conseguente riduzione degli interessi da pagare sul debito pubblico.

Siamo davanti ad un potenziale grande bluff? Un Monti bis?

Vedremo. E speriamo non sia cosi.

Nel frattempo, “cambiamo niente, o poco, per non cambiare nulla, o quasi”.

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