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Caso Moratti, nel delirium tremens politico che attanaglia il Paese

Di Sergio Luciano

17 Gennaio 2021

Letizia Moratti

Fonte: lapresse.it

Nel delirium tremens politico che attanaglia il Paese, c’è un piccolo grande fatto che non va assolutamente sottovalutato, e che sta svolgendosi in Lombardia: il caso Moratti.

Per due ragioni. La prima: Letizia Moratti torna alla politica con un mandato emergenziale, sostituire il più indifendibile assessore regionale alla sanità di quest’anno di pandemia rimediando al troppo malfatto, e affiancare, tenendolo così in piedi, il meno difendibile governatore regionale del Paese, Attilio Fontana, ridicolizzatosi ahilui con varie gaffe e soprattutto con la bega dei camici del cognato.

Ma questo aiuto caritatevole della Moratti alla giunta di centrodestra a trazione leghista non è gratis e non è privo di conseguenze. Rappresenta il primo esperimento di ricostruzione del centrodestra di governo post-berlusconiano ma nitidamente distinto da due presupposti: è un centrodestra europeista (diversamente da quello leghista) e antifascista (diversamente da Fratelli d’Italia. Rappresenta insomma un tentativo di ricostruire anche da noi quella destra europea legata al partito popolare che Berlusconi aveva promesso di edificare, e all’inizio incarnato, prima di distrarsene per dedicarsi esclusivamente ai suoi interessi giudiziari e finanziari per un po’ di anni e alle prostitute per un altro po’ di anni.

Non stiamo sopravvalutando la Moratti? Potrebbe sembrare di sì, e invece è no. Partiamo da una notiziola in più relegata in due colonne di cronaca. Chi ha scelto, Lady Letizia come proprio consigliere giuridico in quell’opera ciclopica che sarà la riforma sanitaria regionale? Ha scelto Alfredo Robledo. Chi è Robledo? E’ un ex procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, per due ragioni molto meritevole. La prima, per aver tessuto l’istruttoria che ha portato alla condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale, la condanna per la quale il Cavaliere ha scontato i servizi civili ed è stato estromesso dalla politica attiva; la seconda, per essersi opposto duramente, senza né vincere né perdere, alla linea consociativa della gestione della Procura di Milano sotto Bruti Liberati, sfidando quindi la sua stessa casta, e uscendone con convinzione pur potendo restarvi ancora a lungo con alto grado e lauto stipendio. Scegliere un signore con questo curriculum per farsi dare consigli giuridici segna la piena emancipazione della Moratti dall’influsso di Berlusconi, che oggi avrebbe potuto essere soltanto mefitico.

Ora, chiariamo: la Moratti non è per questo da considerare né alla stregua di una Thatcher né alla pari di una Merkel. Però è una persona onesta e perbene, orientata in buona fede ad un’idea di politica come servizio. Che appunto per spirito di servizio – non ha bisogno di soldi e non otterrà maggior visibilità di quella che ebbe da sindaco di Milano e vincitrice dell’Expo 2015 – interviene a raddrizzare una barca in affondamento. Prendendosi spazio politico ulteriore rispetto al ruolo tecnico, e questo spiega la vicepresidenza della giunta che le è stata assegnata.

La destra di governo deve ripartire da questo modello. Un modello che – comunque la si pensi sulla figura della Moratti e sugli inevitabili errori che anch’essa ha potuto commettere o commetterà – deve fondarsi sulle competenze della società civile, sulla parità di genere e di opportunità, sui valori della libera iniziativa nel rispetto delle leggi, sulla sconfitta della malaburocrazia e sulla solidarietà. Una quadratura del cerchio difficile, certo, che però è il meglio del modello tedesco, l’unico ad aver funzionato decorosamente bene in Europa anche in quest’anno di tragedia. Cominciando dalla sanità, certamente, perché è la sanità il cuore dell’intervento pubblico nella vita di tutti noi. Uno Stato che non cura, che Stato è?

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