15 Ottobre 2025
Fonte: lapresse.it
Donald Trump è oggi uno dei principali investitori americani in Bitcoin. Il presidente degli Stati Uniti possiederebbe criptovalute per un valore di circa 870 milioni di dollari, una somma che lo colloca tra i massimi detentori privati al mondo della moneta digitale creata da Satoshi Nakamoto. L'esposizione di Trump non è diretta, ma avviene attraverso la sua quota del 41% in Trump Media and Technology Group (TMTG), la società proprietaria del social network Truth Social. L’azienda, infatti, ha accumulato una riserva di Bitcoin dal valore di circa 2,1 miliardi di dollari, diventando di fatto uno dei principali investitori istituzionali del settore.
A maggio 2025, Tmtg ha raccolto 2,3 miliardi di dollari attraverso obbligazioni convertibili (1 miliardo) e vendite di azioni (1,4 miliardi di dollari), operazioni che hanno ridotto la quota diretta di Trump dal 52% al 41%.
Con questi fondi, la società ha poi acquistato bitcoin per due miliardi di dollari a luglio 2025, approfittando dell’aumento del 60% del valore della criptovaluta seguito alla vittoria elettorale di Trump nel 2024. A questo si aggiungono altri progetti legati al mondo digitale e alle valute virtuali: le carte Nft raffiguranti l’ex presidente (per alcuni milioni di dollari), il progetto World Liberty Financial, avviato con i figli, che ha incrementato il patrimonio di circa un miliardo di dollari, e un memecoin lanciato dopo la sua elezione, che ha fruttato quasi un altro miliardo. Oggi le criptovalute rappresentano circa il 60% del patrimonio netto di Donald Trump, che durante il suo primo mandato era stato un fermo critico di Bitcoin, definendolo «non denaro reale». Da allora la posizione è radicalmente cambiata: durante la campagna che lo ha riportato alla Casa Bianca, Trump ha promesso di fare degli Stati Uniti la “capitale mondiale delle criptovalute”, e sta lavorando attivamente per realizzare questo obiettivo.
l crescente coinvolgimento del presidente nel mondo cripto ha attirato nuova attenzione dopo il flash crash del 10 ottobre, il più grave nella storia delle criptovalute.
Quel giorno, l’annuncio di Trump di una tariffa del 100% sulle importazioni dalla Cina, in risposta alle restrizioni di Pechino sulle esportazioni di terre rare, ha scatenato il panico sui mercati digitali, provocando la liquidazione di circa 19 miliardi di dollari in poche ore. Secondo diverse piattaforme di analisi, 30 minuti prima dell'annuncio presidenziale un trader anonimo aveva aperto posizioni short massicce su Bitcoin ed Ethereum sulla piattaforma Hyperliquid, con una leva fino a 10x e un valore iniziale di centinaia di milioni di dollari. Le posizioni sono state chiuse entro 24 ore, generando profitti stimati tra i 160 e i 200 milioni di dollari. Questo tempismo ha sollevato sospetti di insider trading, ossia che qualcuno vicino all’entourage presidenziale potesse essere stato informato in anticipo dell’annuncio. Al momento non risultano indagini ufficiali in corso, e alcuni analisti ritengono che le operazioni possano essere il frutto di strategie algoritmiche o di intelligence macroeconomica, non necessariamente di informazioni privilegiate.
Una nuova stagione cripto per la Casa Bianca
La posizione di Trump sulle criptovalute, è ora centrale nella sua visione economica. L’obiettivo dichiarato è rafforzare il primato statunitense nel settore fintech e attrarre capitali e innovazione legati alla blockchain. Resta però da capire come la convivenza tra politica, investimenti personali e mercati digitali possa essere gestita in modo trasparente, soprattutto in un contesto in cui la volatilità e le implicazioni etiche delle criptovalute restano al centro del dibattito globale.
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