Leonardo, Roberto Cingolani nuovo ad, Stefano Pontecorvo presidente. Si conclude il lungo braccio di ferro nella maggioranza
Come anticipato dal Giornale d'Italia, Roberto Cingolani nuovo ad e Stefano Pontecorvo presidente di Leonardo in sostituzione di Alessandro Profumo e Luciano Carta. L'ex Ministro era il favorito della Premier Meloni fin dall'inizio
Si scioglie la matassa per il rinnovo del CdA di Leonardo: come anticipato in esclusiva da Il Giornale d'Italia il 31 gennaio scorso, Roberto Cingolani sarà il nuovo ad.
Assume invece il ruolo di presidente l'ambasciatore Stefano Pontecorvo, in sostituzione di Luciano Carta.
Non sono mancati e continuano ancora i braccio di ferro interni ed esterni alla maggioranza per definire il nuovo assetto dei vertici delle grandi partecipate italiane, come raccontato da questa testata.
Si è tenuto ieri il penultimo tavolo di confronto della maggioranza che ha decretato i nomi degli ad, ma c’è stato un acceso scontro sulle presidenze, tanto che qualcuno in sede di riunione è arrivato a paventare la crisi di governo. Nell’incontro appena terminato è stata ribadita la nomina di Roberto Cingolani.
Come raccontato da questa testata, trovare un accordo sul nome dei vertici dell'ex Finmeccanica, leader in Italia in materia di difesa, dell'aerospazio e sicurezza, nonché dodicesima impresa di difesa del mondo e prima nell'Unione europea per grandezza, non è stata un'impresa facile. La faccenda è oggi più delicata considerando non solo lo scenario di guerra e il pressing della NATO, ma anche quello interno alla maggioranza, e in particolare del Ministro della Difesa Crosetto, orientato da tempo ad assegnare la posizione a una figura di lunga esperienza nel mondo della difesa come quella di Lorenzo Mariani, oggi ai vertici di Mbda. La Premier Meloni tuttavia era convinta del nome di Roberto Cingolani fin dall'inizio.
Si è anche discusso in merito al presunto conflitto d'interesse di Cingolani a seguito dell'ingresso nel board del nuovo Fondo per l’innovazione della Nato, ma questo non rappresenterebbe un potenziale fattore ostativo per l’ex ministro in quanto il ruolo oltre a prevedere un impegno minimo ed un semplice rimborso spese non comporterebbe alcuna attività operativa e di investimento, delegate al management committee.