Israele, giornalista palestinese denuncia: "Io detenuto per 20 mesi in carceri israeliane, stuprato, torturato e sottoposto a elettro-choc"

Il giornalista denuncia stupri, torture e abusi sistematici nel carcere israeliano di Sde Teiman, riaccendendo le richieste di un’indagine internazionale per crimini di guerra

Un giornalista palestinese, che ha preferito restare anonimo, ha denunciato la sua esperienza nelle carceri israeliane, raccontando di avervi trascorso ben 20 mesi, fin dalla sua cattura nel 2024. Il reporter ha accusato lo Stato Ebraico per aver ricevuto torture di vario tipo, come pestaggi, privazione del sonno, digiuno forzato, ma ha anche riportato di essere stato sottoposto a elettro-choc e di essere stato stuprato dalle guardie carcerarie.

Israele, giornalista palestinese denuncia: "Io detenuto per 20 mesi in carceri israeliane, stuprato, torturato e sottoposto a elettro-choc"

Un giornalista palestinese ha rivelato di essere stato vittima di stupro, tortura sessuale e violenze inferte nel carcere israeliano di Sde Teiman. Secondo quanto riportato dal Palestinian Center for Journalists’ Protection (PCJP), l’uomo era stato arrestato il 18 marzo 2024 durante un’incursione dell’Idf all’ospedale Al‑Shifa Hospital a Gaza mentre indossava il giubbotto con il distintivo da giornalista. È rimasto in custodia per circa 20 mesi, dei quali tre al Sde Teiman e uno al carcere di Ofer Prison. Al suo rilascio ha dichiarato di avere un burnout mentale da oltre due mesi e che medici e legali gli hanno diagnosticato un disturbo da stress acuto e disturbo post-traumatico.

Durante la detenzione racconta di essere rimasto incatenato con le mani ai polsi e bendato per lunghi periodi, di aver subito palpazioni di gruppo, abusi fisici e psicologici, scariche elettriche, fame e privazione del sonno. Le condizioni detentive sono descritte come degradanti: sovraffollamento, igiene inesistente, mancanza di acqua e cibo, e testimoni di morti inspiegate in cella. In una comunicazione citata dal PCJP, l’abuso è descritto come “stupro e tortura sessuale” ai sensi del diritto internazionale, il che potrebbe configurare crimini contro l’umanità o guerre se sistematici.

Le precedenti testimonianze raccolte nel Sde Teiman denunciavano mutilazioni, amputazioni e corpi restituiti con segni di tortura a Gaza. Il giornalista avrebbe riferito che nella struttura sono stati utilizzati cani come strumento di tortura, e che gli aguzzini avrebbero detto: “Abbiamo ucciso tutti i giornalisti. Sono morti una volta. Ma noi ti porteremo qui e morirai cento volte”.

Il PCJP chiede che il caso sia rinviato alla International Criminal Court (ICC), chiedendo che venga avviata un’inchiesta internazionale indipendente. Gruppi per i diritti umani sottolineano che l’uso sistematico della tortura nelle carceri israeliane violerebbe l’articolo 146 della IV Convenzione di Ginevra, che impone agli Stati di perseguire i responsabili di grosse violazioni.

Israele ha respinto molte delle accuse come infondate o in corso di verifica, affermando di garantire cure mediche e condizioni di detenzione conformi. Tuttavia, le nuove rivelazioni accrescono la pressione internazionale sul governo israeliano affinché consenta un controllo esterno sulle condizioni di detenzione e l’accesso alle investigazioni sui presunti abusi.