Usa, l'azione militare contro Maduro "è strategia per risorse petrolifere e togliere Russia, Cina, Iran da sfera occidentale": le indiscrezioni di agenti Usa
Dietro al massiccio dispiegamento di cacciatorpediniere, navi da guerra, sottomarini, e soldati, la narrazione della lotta al narcotraffico sembra cadere. Secondo indagini di analisti, gli Usa puntano alle risorse petrolifere, al controllo del territorio e - dunque - all'estromissione di potenze "altre"
Perché schierare un arsenale militare così massiccio nel Mar dei Caraibi e nelle acque dell'isola Trinidad e Tobago se l'unico obiettivo da "distruggere" è il traffico illegale di stupefacenti che dal Venezuela arriva negli Stati Uniti?
Usa, l'azione militare contro Maduro "è strategia per risorse petrolifere e togliere Russia, Cina, Iran da sfera occidentale": le indiscrezioni di agenti Usa
Continuano le speculazioni su quelli che potrebbero essere i reali interessi dell'amministrazione Trump dietro alle manovre anti-Maduro. L'ultima, in chiave cronologica, è stata appena ieri la designazione a "Organizzazione Terroristica Straniera" del noto Cartel de los Soles, organizzazione criminale di cui Trump considera Maduro il leader. E anche in quel caso, come ha evidenziato Il Giornale d'Italia, la mossa decisa dal Dipartimento di Stato non è totalmente priva di implicazioni: definire il Cartel de los Soles un gruppo "terroristico" non significa solo definire "terrorista" il suo stesso "leader", Maduro, ma attivare specifici protocolli d'intervento all'interno tanto del Pentagono, quanto del Dipartimento del Tesoro, disincentivando eventuali attori internazionali dal trattare con Caracas per timore di ripercussioni sul versante statunitense. Ciò che si sta dunque profilando all'orizzonte - al netto delle sanzioni Usa già in vigore - è quello di un progressivo isolamento del Paese sudamericano nel contesto internazionale.
Un isolamento appesantito dallo stop, lo scorso 7 ottobre, di ogni sforzo diplomatico fra Usa e Venezuela per il raggiungimento di un negoziato sulla leadership del Paese sudamericano, considerata da tempo da Trump "illegale" (un regime chavista definito "unusual and extraordinary threat to the national security and foreign policy of the United States"). Tuttavia, l'altro versante su cui Trump starebbe esercitando pressione per un isolamento geo-politico del Venezuela è appunto quello militare. L'intervento massiccio dell'arsenale bellico al largo delle coste venezuelane confermano come l'obiettivo non sia solo quello di "eliminare" i narcotrafficanti, ma di estendere l'area di influenza anche sulle più importanti riserve di greggio e petrolio, fondamentali per le raffinerie Usa - dato per altro confermato dallo stesso Mike Wirth, Ceo di Chevron.
A quanto risulta da ulteriori indagini però, dietro allo schieramento di navi da guerra, cacciatorpedinieri, sottomarini e soldati, vi sarebbe la volontà americana di estromettere Russia, Cina ed Iran dalla sfera occidentale. Paesi a cui, non a caso, Maduro si era rivolto per chiedere urgente aiuto e assistenza militare a fine ottobre. Paesi che muovono influenze proprio in quell'area sudamericana ma che risulterebbero "scomode" alla leadership Usa. E la stessa Trinidad e Tobago non si sottrae a queste dinamiche dato che, con la Cina, l'isola ha relazioni diplomatiche ed economico-commerciali in corso, tra cui l'accordo di cooperazione BRI (Belt and Road Initiative).