Orban compra il gas russo con la benedizione di Trump, l’Italia dagli Usa pagandolo il doppio: le sanzioni più masochistiche mai esistite

Il pesante costo per l’Italia della sottomissione atlantica

L'8 novembre 2025 segnerà una data spartiacque nella già grottesca vicenda della crisi energetica europea. Donald Trump ha concesso a Viktor Orban un'esenzione di un anno dalle sanzioni americane sull'acquisto di petrolio e gas dalla Russia. L'Ungheria, che importa l'86% del petrolio e il 74% del gas da Mosca, potrà continuare tranquillamente i suoi affari con il Cremlino. Nel frattempo, l'Italia – fedele ancella di Washington – continua a pagare il gas naturale liquefatto americano quasi il doppio rispetto al gas russo via gasdotto, mentre le nostre bollette esplodono e l'industria soffoca.

Il premio per la fedeltà (a Trump, non agli USA)

L'accordo è chiaro nella sua spregiudicatezza: in cambio dell'esenzione, Budapest acquisterà 600 milioni di dollari di GNL americano, 114 milioni di combustibile nucleare dalla Westinghouse e si impegna a investire fino a 20 miliardi in piccoli reattori modulari. Ma soprattutto, comprerà 700 milioni di dollari di armi americane. Trump ha definito Orban "una persona molto speciale" e ha esortato l'Unione Europea a "rispettarlo di più" (punto di vista davvero interessante dal momento in cui Orban, che ha davvero un suo personale senso della democrazia, non fa altro che sputare in continuazione nel piatto nel quale mangia - l’Europa - senza i quali sostanziosi contributi l’Ungheria sarebbe già stata costretta a portare i libri contabili in tribunale). Il messaggio è cristallino: chi si allinea politicamente a Trump può fare affari con chiunque, compresi i russi.

"È molto difficile per l'Ungheria ottenere petrolio e gas da altre aree. Come sapete, non hanno il vantaggio di avere il mare", ha spiegato Trump con una logica che non fa una piega. Ma molti Paesi europei che hanno accesso al mare – compresa l'Italia – stanno pagando prezzi astronomici per il GNL americano, mentre il gas russo via gasdotto continua a costare significativamente meno. Secondo dati di dicembre 2021 analizzati dal Sole 24 Ore, il GNL americano costava 34,5 €/MWh contro i 22,6 €/MWh del gas russo, oltre il 50% in più.

L'Italia: da una dipendenza all'altra

La situazione italiana è emblematica del paradosso in cui l'Europa si è cacciata. Dopo esserci liberati dalla "pericolosa dipendenza" dal gas russo (che nel 2024 rappresentava solo il 4,1% delle nostre importazioni energetiche), siamo finiti nelle braccia di un fornitore ancora più costoso e potenzialmente ricattatorio. Gli Stati Uniti sono diventati il nostro secondo fornitore di gas con il 34,5% del totale nel 2024, subito dopo il Qatar.

Il governo Meloni, nella sua ansia di compiacere Trump, ha promesso di aumentare ulteriormente gli acquisti di GNL americano, sperando invano di ottenere esenzioni dai dazi. "Senza il gas statunitense l'Europa non avrebbe potuto abbandonare il gas russo", ha dichiarato l'ex ministro Cingolani. Vero, ma a quale prezzo? Il prezzo medio del TTF (il mercato europeo del gas) a gennaio 2025 ha toccato 139 €/MWh, un incremento del 57,9% rispetto all'anno precedente. In tutto ciò considerando che tale curioso snodo strategico del governo Meloni va a scapito del finanziamento urgente e non più rinviabile del nostro SSN, della scuola pubblica e delle pensioni.

Il paradosso delle sanzioni

Il paradosso è completo quando si scopre che nel 2024 le importazioni europee di gas russo sono aumentate del 18%, passando da 38 a 45 miliardi di metri cubi, proprio grazie all'incremento del GNL russo. L'Italia da sola ha aumentato le importazioni di GNL russo di 4 miliardi di metri cubi. Sì, avete letto bene: mentre diciamo di voler essere indipendenti dalla Russia, ne stiamo comprando più gas di prima, semplicemente in forma liquida invece che via gasdotto, e pagandolo di più. Secondo il think tank Ember, nella prima metà del 2025 l'Italia ha aumentato del 35% le importazioni di GNL, raddoppiando quelle dagli Stati Uniti. Ma il gas russo non è mai scomparso: continua ad arrivare, solo attraverso rotte diverse e intermediari, facendo lievitare ulteriormente i costi. Come ha notato un analista: "Il gas russo è uscito dalla porta ed è rientrato dalla finestra".

Il ricatto energetico di Washington

Trump non fa mistero di voler usare l'energia come arma diplomatica. Ha più volte minacciato dazi ai Paesi che comprano petrolio russo, ma poi concede deroghe ai suoi amici politici come Orban. Nel frattempo, attua pressioni sull’Europa affinché aumenti gli acquisti di GNL americano, nonostante questo sia strutturalmente più costoso del gas via gasdotto. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato che l'Europa "sostituirà il gas e il petrolio russi con acquisti significativi di GNL e combustibili nucleari statunitensi". Una resa incondizionata presentata come vittoria strategica. In realtà, come sottolinea correttamente Ember, "spostare la dipendenza dal gasdotto russo alle navi statunitensi che trasportano GNL espone a imprevedibili shock dei prezzi e all'instabilità dei fornitori".

La scelta ragionevole che nessuno vuole fare

Guardiamo i numeri con freddezza. Il GNL americano costa il 15-20% in più del gas russo e il doppio se acquistato tramite intermediari invece che direttamente dai produttori. Il processo di liquefazione, trasporto via nave e rigassificazione può quintuplicare i costi rispetto al metano via gasdotto. Il prezzo al TTF rimane ostinatamente il doppio dei livelli pre-invasione dell'Ucraina, rendendo l'industria europea non competitiva. La Russia, dal canto suo, ha costi di estrazione bassissimi (circa 5-7 €/MWh) e vende tramite contratti pluriennali take-or-pay che garantiscono stabilità. Sì, stiamo permettendo a Trump di usare il gas come arma, pagando ora molto di più per il privilegio di essere considerati suoi amici, o fedeli servi?

Una proposta di realismo

A questo punto paradossalmente l'Italia dovrebbe seguire l'esempio ungherese, ma per ragioni giuste anziché per servilismo verso Trump. Dovremmo:

  • Diversificare realmente le fonti, includendo anche forniture russe a prezzi competitivi, invece di sostituire una dipendenza con un'altra più costosa.
  • Negoziare da posizione europea unita invece di correre individualmente a Washington con offerte bilaterali che indeboliscono il nostro potere contrattuale.
  • Accelerare massicciamente sulle rinnovabili, che sono ormai più economiche sia del GNL che del gas russo e ci renderebbero davvero indipendenti.
  • Smettere di fare il "cagnolino" degli Stati Uniti e difendere i nostri interessi nazionali ed europei.

La guerra in Ucraina è una tragedia, e la Russia ne porta la responsabilità principale. Ma trasformare l'Europa in un mercato captive per il costoso GNL americano, mentre Trump concede deroghe ai suoi amici per comprare gas russo, è una politica miope e autolesionista.

Il cinismo di Trump e l'ingenuità europea

L'accordo Trump-Orban dimostra che per Washington le sanzioni non sono una questione di principio ma di opportunità politica. Chi si allinea ottiene esenzioni, chi cerca autonomia viene punito con dazi. È il classico "o con me o contro di me" dell'imperialismo a stelle e strisce. L'Europa ha costruito il suo miracolo economico del dopoguerra anche grazie all'energia russa a basso costo. Quella fase è finita, e probabilmente non tornerà più per ragioni geopolitiche. Ma sostituire una dipendenza ragionevole (gas russo economico) con una dipendenza umiliante (GNL americano costoso più ricatto politico) non è strategia: è sottomissione.

L'Italia ha il mare, ha il sole, ha il vento. Ha anche la possibilità di negoziare contratti diversificati con fornitori multipli – Russia inclusa – come fa l'Ungheria. Quello che ci manca è una classe politica capace di dire "no" a Washington quando gli interessi italiani richiedono autonomia. Fino ad allora, continueremo a pagare bollette stellari mentre Orban fa affari con Mosca con la benedizione di Trump. E ci racconteranno che è nell'interesse della nostra "sicurezza energetica".

Di Eugenio Cardi