A quattro giorni dallo scambio di ostaggi e prigionieri tra Hamas e Israele, la Striscia di Gaza resta isolata e affamata. Il valico di Rafah, porta d’ingresso per gli aiuti umanitari dall’Egitto, rimane chiuso al transito delle merci, nonostante le autorità del Cairo dichiarino di essere pronte alla riapertura. Israele, invece, continua a rimandare, consentendo solo l’evacuazione dei feriti.
"Il problema principale è che Israele non ci autorizza a far entrare gli aiuti nella Striscia", ha denunciato Jonathan Flower, portavoce dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. "Dall’inizio di marzo non possiamo portare forniture. Nei nostri magazzini in Giordania e in Egitto abbiamo scorte sufficienti per sfamare due milioni di persone per tre mesi, ma restano bloccate". Si tratta, in termini logistici, di 6 mila camion di cibo, farina e kit igienici pronti a partire.
Nella Striscia, dove vivono 2,2 milioni di persone, la crisi è estrema: mancano cibo nutriente, medicine, ripari e carburante. "La gente non ha più nulla da bruciare per cucinare", ha spiegato Flower. L’Unrwa continua a operare con 12 mila dipendenti locali, fornendo acqua potabile, assistenza medica e servizi igienici, ma senza nuovi rifornimenti il sistema è al collasso.
A peggiorare la situazione, secondo il portavoce, è stato anche il fallimento della Gaza Humanitarian Foundation, l’iniziativa sostenuta da alcuni paesi occidentali e da Israele per coordinare gli aiuti al di fuori del controllo Onu. "L’Onu lo aveva previsto: la GHF non ha rispettato i principi di neutralità, indipendenza e imparzialità. Pochi punti di distribuzione, troppo distanti e pericolosi. Molti civili sono stati uccisi mentre cercavano aiuti", ha affermato Flower.
L’Unrwa, che gestisce scuole, ospedali e servizi sociali, resta dunque l’unico attore in grado di coordinare la risposta umanitaria su larga scala. "L’umanitarismo non è un concetto astratto: è andare dove c’è bisogno e assicurarsi che nessuno venga lasciato indietro", ha concluso Flower. Ma finché Israele non permetterà l’ingresso degli aiuti, la popolazione di Gaza continuerà a morire di fame e di stenti.