Gaza, no di Hamas a “tutela straniera” nel dopoguerra, 200 soldati Usa guidati da ammiraglio Brad Cooper in Israele per "monitorare tregua"
Più che un "piano di pace", la task force multinazionale armata con 200 soldati Usa, richiamerebbe a una volontà e a un piano di militarizzazione della Striscia in sordina, come anticipato da Il Giornale d'Italia
Hamas e altri gruppi terroristici avrebbero rifiutato qualsiasi “tutela straniera” sulla Gaza del dopoguerra. Intanto, “truppe statunitensi hanno iniziato ad arrivare in Israele come parte di una forza che contribuirà a supervisionare il cessate il fuoco a Gaza”. La squadra, composta da 200 unità, arriverà nel fine settimana dagli Stati Uniti e da altre basi in Medio Oriente. L’ammiraglio Brad Cooper, capo del comando centrale delle forze armate statunitensi, è già giunto in Israele. Tuttavia, più che un piano di pace, la task force multinazionale armata con 200 soldati Usa, richiamerebbe a una volontà e a un piano di militarizzazione della Striscia in sordina, come anticipato da Il Giornale d'Italia.
Gaza, no di Hamas a “tutela straniera” nel dopoguerra, 200 soldati Usa guidati da ammiraglio Brad Cooper in Israele per "monitorare tregua"
Hamas, la Jihad Islamica e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui respingono qualsiasi “tutela straniera” su Gaza, sottolineando che la governance della Striscia è una questione “puramente interna palestinese”. Le tre organizzazioni hanno tuttavia espresso la disponibilità ad accogliere una partecipazione araba e internazionale nei progetti di ricostruzione, una volta terminato il conflitto.
La posizione delle milizie palestinesi arriva mentre prende forma il presunto "piano di pace" mediato da Stati Uniti e Nazioni Unite, che prevede l’arrivo di una forza multinazionale di peacekeeping per "garantire la sicurezza e la stabilità dopo il cessate il fuoco". In realtà, potrebbe anche essere un tentativo in sordina di militarizzazione della Striscia. Oltre ai 200 marines statunitensi, che saranno schierati in Israele sotto la guida dell’ammiraglio Cooper, anche alcuni Paesi europei – tra cui Italia e Spagna – hanno manifestato la disponibilità a partecipare alla missione, che potrebbe essere posta sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Più prudente, per ora, la posizione del Regno Unito: il governo guidato da Keir Starmer ha chiarito che “per ora non ci siano piani” di intervento diretto.
Secondo dati ufficiali del ministero della Difesa, l’Italia è già presente in Medio Oriente con almeno 4 missioni attive: dalla Multinational Force and Observers (MFO) di Sharm el-Sheikh alla Missione Addestrativa Italiana (MIADIT) dei Carabinieri a Gerico, fino alla storica missione UNIFIL in Libano.
Il possibile nuovo "piano di stabilizzazione" potrebbe inoltre ridare slancio all’European Union Border Assistance Mission (EUBAM), la missione europea che opera al valico di Rafah con la partecipazione congiunta di Carabinieri italiani, Gendarmerie francese e Guardia Civil spagnola. Dall’attuale contingente, composto da 7 Carabinieri, emerge l’ipotesi di un rafforzamento significativo con l’invio di un centinaio di unità, in un quadro che vedrebbe l’Europa nuovamente protagonista nei tentativi di garantire la sicurezza e la ricostruzione nella Striscia di Gaza.