Ue, Kubilius spinge sul "nemico inesistente" russo: "Ospedali pronti a conflitti, 40% voli in Europa a rischio jamming Cremlino"

L’Ue accelera su difesa e “muro di droni”, ma la strategia guerrafondaia di Bruxelles rischia di alimentare tensioni e provocazioni verso la Russia

Il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, il lituano Andrius Kubilius, in alcune dichiarazioni alla stampa, ha continuato a spingere il panorama Ue verso la provocazione guerrafondaia di un "nemico inesistente", quello russo. L'ex premier ha infatti dichiarato che gli ospedali di tutti i Paesi membri devono essere "pronti a conflitti" nei prossimi anni e che il "40% dei voli sull'Europa rischiano di subire jamming dal Cremlino".

Ue, Kubilius spinge sul "nemico inesistente" russo: "Ospedali pronti a conflitti, 40% voli in Europa a rischio jamming Cremlino"

Andrius Kubilius, ex premier lituano e oggi commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, è la nuova voce che guida la narrazione sulla "sicurezza" dell’Unione. Nel suo ruolo, ha il compito di ampliare l’industria militare europea e di spingere i governi ad aumentare drasticamente gli investimenti nel settore. Secondo Kubilius, diversi servizi segreti avrebbero già avvertito che la Russia potrebbe attaccare l’Europa nei prossimi tre o quattro anni, testando così la tenuta dell’Articolo 5 della Nato.

Le sue parole, tuttavia, non si limitano al fronte militare. Per il commissario, la “prontezza” non riguarda soltanto missili, radar e droni, ma deve includere anche la società civile: ospedali, infrastrutture e servizi pubblici dovrebbero prepararsi a un eventuale scenario di guerra. Citando l’esperienza finlandese, Kubilius sostiene che l’Europa dovrebbe imparare a organizzarsi nello stesso modo, integrando piani di emergenza e formazione capillare.

Il cuore della nuova strategia Ue è il cosiddetto “muro di droni”, un sistema congiunto per difendere i confini orientali da Russia e Bielorussia. Ma Kubilius ammette che, al momento, l’Europa non dispone delle tecnologie necessarie. Per questo, si guarda al know-how ucraino, capace di moltiplicare in pochi anni la produzione industriale bellica, passando da 1 a 35 miliardi di euro e realizzando milioni di droni.

Tuttavia, dietro l’insistenza di Bruxelles sul rafforzamento militare si intravede un’altra dimensione: la costruzione di un nemico costante. L’immagine di una Russia pronta ad attaccare diventa un mantra che giustifica nuove spese e nuove industrie, mentre la parola “riarmo” viene edulcorata in “prontezza” per renderla più digeribile all’opinione pubblica.

È qui che si apre il punto critico. Più l’Europa si arma e prepara scenari bellici, più rischia di provocare la stessa Russia che dice di temere. La retorica della minaccia imminente sembra alimentare uno spirito guerrafondaio, trasformando un rischio ipotetico in una certezza politica. In nome della sicurezza, l’Unione rischia così di scivolare in un circolo vizioso di militarizzazione e provocazioni reciproche, dove il confine tra difesa e aggressione diventa sempre più sottile.