Israele, Corte Suprema contro Ben-Gvir: "Stop all'affamamento di detenuti palestinesi", sentenza storica evidenzia contraddizioni governo Netanyahu
Una decisione storica in tempo di guerra che espone le contraddizioni del governo Netanyahu
L'8 settembre 2025, con una decisione senza precedenti, l'Alta Corte di Giustizia israeliana ha stabilito che il governo ha fallito nel fornire ai detenuti palestinesi cibo sufficiente per la sussistenza di base e ha ordinato alle autorità di migliorare la loro nutrizione. La sentenza rappresenta un raro caso in cui la più alta istanza giudiziaria del Paese si è opposta alla condotta governativa dal 7 ottobre 2023 in poi.
I contenuti della sentenza
Il collegio di tre giudici ha stabilito all'unanimità che lo Stato di Israele ha l'obbligo legale di fornire ai detenuti palestinesi cibo sufficiente per garantire "un livello base di esistenza". Con una decisione a maggioranza di 2 a 1, la Corte ha accettato la petizione presentata nell'aprile 2024 dall'Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI) e dall'organizzazione Gisha.
La giudice Daphne Barak-Erez, ha affermato che le informazioni fornite dai ricorrenti e dal Servizio Penitenziario Israeliano stesso "sollevavano dubbi reali" sulla nutrizione fornita ai detenuti di sicurezza, con "indicazioni" che il cibo fornito non fosse sufficiente.
Le testimonianze raccolte dalle organizzazioni per i diritti umani dipingono un quadro drammatico: numerose testimonianze giurate di detenuti palestinesi riportavano razioni gravemente insufficienti. Diversi detenuti hanno riferito di aver perso più di 20 chilogrammi nel corso di un anno di prigionia.
La risposta aggressiva di Ben-Gvir
Il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir (criminale pregiudicato, condannato ben 8 volte in via definitiva dallo stesso Stato di Israele per vari gravissimi reati tra i quali razzismo e terrorismo), che paradossalmente ha tra i suoi compiti istituzionali la responsabilità della supervisione del sistema penitenziario, ha reagito con veemenza alla decisione, denunciando la decisione della Corte, sostenendo che la stessa starebbe "difendendo i terroristi" mentre gli ostaggi israeliani languiscono a Gaza. In una dichiarazione che ha scosso l'establishment legale israeliano, Ben-Gvir ha scritto su X: "Giudici della Corte Suprema, siete di Israele? I nostri ostaggi a Gaza non hanno una Corte Suprema che li protegga", accusando la Corte di proteggere Hamas "a nostra vergogna". Il Ministro ha rivendicato orgogliosamente le sue vergognose politiche del tutto contrarie ad ogni regola civile di rispetto dei diritti umani: "I detenuti palestinesi riceveranno i diritti minimi e il cibo minimo, e mi assicurerò che questa politica sia implementata. Questa politica è quella di ridurre la razione alimentare per i detenuti di sicurezza al minimo di cibo e calorie richiesto dalla legge".
Queste dichiarazioni violano apertamente l'Articolo 26 della Terza Convenzione di Ginevra, che stabilisce che "le razioni alimentari giornaliere di base devono essere sufficienti in quantità, qualità e varietà per mantenere i prigionieri di guerra in buona salute e per prevenire la perdita di peso o lo sviluppo di carenze nutrizionali". La Convenzione prescrive inoltre che le Regole Standard Minime per il Trattamento dei Detenuti richiedano che "ogni prigioniero riceva cibo di valore nutrizionale adeguato per la salute e la forza".
Un sistema sotto accusa
Ben Gvir ha pubblicamente ammesso, vantandosene, di aver ridotto la qualità delle razioni per i detenuti palestinesi dal 7 ottobre 2023, pur sostenendo che le nuove razioni rispettavano ancora i requisiti legali minimi.
La situazione è particolarmente drammatica considerando che migliaia di palestinesi si trovano nelle carceri israeliane senza essere mai stati formalmente accusati di alcun crimine. Secondo i dati ufficiali, alla fine di dicembre 2024 Israele deteneva oltre 9.600 palestinesi per motivi definiti di "sicurezza", di cui oltre 3.300 in "detenzione amministrativa", una pratica del tutto illegale e contraria ai diritti civili e ai diritti umani, che permette di trattenere indefinitamente una persona senza accuse, processo o condanna, basandosi su prove segrete che né il detenuto né il suo avvocato possono esaminare.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato condizioni sistemiche allarmanti: testimonianze di detenuti rilasciati che riferivano di "fame costante ed estrema e cibo di qualità molto scarsa", inclusa la testimonianza di un detenuto diabetico che avrebbe mangiato dentifricio per alzare il livello di zucchero nel sangue.
Il contesto internazionale e i diritti umani
La decisione della Corte arriva in un momento di crescente scrutinio internazionale sulle condizioni dei detenuti palestinesi. Almeno 54 detenuti palestinesi sono morti in custodia, secondo la Palestinian Prisoners Society, e a marzo, un ragazzo palestinese di 17 anni è morto in una prigione israeliana e i medici hanno detto che la fame era probabilmente la causa principale della morte. L'esercito israeliano ha detenuto un gran numero di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania con il sospetto di legami militanti. Migliaia sono stati rilasciati dopo mesi di detenzione in campi e carceri senza accuse per raccontare di condizioni brutali, incluso sovraffollamento, scarse forniture di cibo, cure mediche inadeguate e focolai di scabbia.
La battaglia istituzionale più ampia
La reazione di Ben-Gvir evidenzia una frattura più profonda all'interno delle istituzioni israeliane. Anche il Ministro della Giustizia Yariv Levin ha fatto commenti simili, dicendo che "mentre gli ostaggi vengono fatti morire di fame nei tunnel, un duo di giudici dell'Alta Corte richiede che il cibo dato ai peggiori terroristi sia migliorato".
Queste tensioni si inseriscono in un rapporto sempre più deteriorato tra Ben Gvir e l'Europa. Recentemente, il Ministro ha minacciato apertamente i Paesi europei, dichiarando che "gli Stati europei ipocriti che si inchinano alle manipolazioni di Hamas finiranno per scoprire il terrorismo sulla propria pelle". L'Unione Europea ha più volte cancellato eventi diplomatici per evitare di "offrire una piattaforma" a Ben Gvir, mentre diversi Paesi europei, inclusi Slovenia, Paesi Bassi, Regno Unito e altri, lo hanno dichiarato "persona non grata" per le sue dichiarazioni considerate genocidarie.
La risposta delle organizzazioni per i diritti civili è stata immediata e ferma. L'ACRI (Associazione per i Diritti Civili in Israele, la più antica e influente organizzazione per i diritti civili e umani dello Stato sionista), ha chiamato le autorità a implementare immediatamente il verdetto, scrivendo sui social media che il servizio penitenziario ha "trasformato le prigioni israeliane in campi di tortura" e che "uno Stato non fa morire di fame le persone".
Le implicazioni per lo Stato di Diritto
La giudice Barak-Erez ha scritto che "Lo Stato di Israele è uno stato di diritto", aggiungendo che fornire una nutrizione adeguata ai detenuti è "l'ABC dello Stato di diritto". La sentenza ha stabilito che la fornitura di cibo non poteva essere usata "come mezzo di punizione", e che considerazioni diverse dai bisogni nutrizionali dei detenuti non erano legittime, rappresentando un momento cruciale per il sistema giudiziario israeliano, che ha raramente preso posizione contro le azioni del governo in passato.
Questa sentenza storica espone le contraddizioni di un governo che si definisce democratico mentre adotta politiche che la sua stessa Corte Suprema definisce illegali. La reazione di Ben-Gvir, che arriva a mettere in discussione la lealtà dei giudici del proprio Paese, rivela fino a che punto l'estremismo abbia permeato le istituzioni israeliane. La decisione della Corte rappresenta quindi un raro momento di resistenza istituzionale in un contesto dove le voci critiche sono sempre più marginalizzate.
Di Eugenio Cardi