Israele, 1.135 soldati Idf rimossi da servizio perché affetti da disturbo da stress post-traumatico: "A Gaza vediamo cose orribili"
Oltre ai soldati colpiti dal disturbo da stress post-traumatico, un altro dato colpisce: nel 2024 sono stati registrati 21 suicidi tra i militari, il numero più alto in oltre dieci anni. Nel 2025, almeno altri 17 casi si sono già verificati, con un’incidenza significativa tra i riservisti di ritorno dal fronte. Segnale che le atrocità commesse dall'Idf a Gaza tormentano i soldati anche dopo il ritorno a casa
Mentre a Gaza si continua a morire sotto i bombardamenti, con una crisi umanitaria e un genocidio in corso, l’impatto psicologico della guerra colpisce anche le truppe israeliane. Secondo dati diffusi dal sito d’informazione israeliano Walla, oltre 1.135 soldati dell’Idf sono stati dimessi dal servizio a causa di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, fino a luglio 2025.
Inoltre, sono diverse centinaia i riservisti israeliani che si sono rifiutati di tornare a Gaza.
Israele, 1.135 soldati Idf rimossi da servizio perché affetti da disturbo da stress post-traumatico: "A Gaza vediamo cose orribili"
I numeri parlano chiaro: 1.135 tra soldati in servizio attivo, riservisti e militari di carriera sono stati rimossi dai loro incarichi per gravi traumi psicologici legati all’esperienza diretta del conflitto. E con l'operazione di occupazione a Gaza City e la nuova mobilitazione dei riservisti, le autorità militari avvertono: il bilancio della guerra, anche in termini di salute mentale, è destinato a peggiorare.
Per affrontare l’emergenza, il Corpo medico dell’IDF e la Direzione tecnologica-logistica hanno ampliato i servizi psicologici disponibili per i militari. Al ministro della Difesa, Yoav Gallant, sono stati presentati dati secondo cui l’85% dei soldati trattati precocemente riesce a rientrare in servizio.
Ma la vergogna resta una barriera difficile da abbattere. “Una delle questioni più difficili relative al disturbo da stress post-traumatico è la vergogna”, ha raccontato un ufficiale riservista con esperienza diretta in diverse fasi dei combattimenti. “Combattenti e comandanti manifestano sintomi a vari livelli, ma hanno paura di chiedere aiuto”.
Un ufficiale dell’esercito ha dichiarato: “Siamo costantemente sorpresi dalla disponibilità e dalla qualità dei servizi psicologici. Ma non importa quanto viene fatto, dobbiamo continuare a pensare ai soldati ancora in prima linea”. “A Gaza vediamo cose orribili”: la frase, che rimbalza anche nei resoconti dei soldati, non solo racconta l’effetto psicologico sugli aggressori, ma mette in luce l’intensità e la brutalità delle operazioni militari condotte in un contesto che le Nazioni Unite e diverse Ong descrivono ormai come una catastrofe umanitaria di proporzioni storiche.
L’Idf ha attivato le cliniche Ta’atzumot, dedicate ai soldati colpiti da traumi, e una hotline attiva 24 ore su 24 per militari e famiglie. Sono state potenziate anche l’Unità di risposta allo stress da combattimento e le strutture per i soldati di carriera. Ulteriori centri saranno presto aperti nel nord e nel sud del Paese.
Nonostante questi sforzi, la situazione è definita “urgente” dagli stessi vertici militari. Il numero di riservisti che richiedono assistenza psicologica è cresciuto da 270 l’anno a oltre 3.000, un incremento di oltre dieci volte.
A questo allarme si aggiunge un altro dato: nel 2024 sono stati registrati 21 suicidi tra i militari, il numero più alto in oltre dieci anni. Nel 2025, almeno altri 17 casi si sono già verificati, con un’incidenza significativa tra i riservisti di ritorno dal fronte. Segnale che le atrocità commesse dall'Idf a Gaza tormentano i soldati anche dopo il ritorno a casa.