Violenze sessuali in zone di guerra, report Onu: "Aumento del 25% nell'ultimo anno, Russia e Israele a rischio lista nera, prendano provvedimenti"

Il numero più alto di casi è stato registrato in Repubblica Centrafricana, Congo, Haiti, Somalia e Sud Sudan; 4600 sono le persone vittime di abusi nell'ultimo anno

Nel 2024, le violenze sessuali legate ai conflitti armati a livello globale sono aumentate del 25%, con i numeri più alti registrati in Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Somalia e Sudan del Sud – quest’ultimo indicato come possibile destinazione per la deportazione della popolazione palestinese di Gaza da parte di Israele. Lo rivela il secondo rapporto annuale delle Nazioni Unite, secondo cui oltre 4.600 persone sono sopravvissute a episodi di violenza sessuale solo nell’ultimo anno.

Violenze sessuali in zone di guerra, report Onu: "Aumento del 25% nell'ultimo anno, Russia e Israele a rischio lista nera, prendano provvedimenti"

Il segretario generale Antonio Guterres ha sottolineato che i dati disponibili non rendono pienamente conto dell’entità globale e della diffusione di questi crimini. La maggior parte degli abusi risulta essere stata commessa da gruppi armati, ma il rapporto attribuisce responsabilità anche a forze governative.

Il documento contiene una “lista nera” composta da 63 entità, sia statali che non, attive in una dozzina di Paesi e sospettate di coinvolgimento in stupri e altre forme di violenza sessuale in contesti di guerra. Per la prima volta, il rapporto include anche due Stati sotto osservazione: Israele e la Russia. Le Nazioni Unite dichiarano di possedere “informazioni credibili” che potrebbero portare all'inserimento di entrambi nella lista nera nel prossimo anno se non adotteranno misure efficaci per prevenire gli abusi.

Le forze militari e di sicurezza israeliane sono accusate di violenze sessuali contro palestinesi, in particolare all’interno di carceri e centri di detenzione. Allo stesso modo, le forze russe e i gruppi armati affiliati sono ritenuti responsabili di abusi contro prigionieri di guerra ucraini. Le vittime, nella maggioranza dei casi, sono donne e bambine. 

Il rapporto – lungo 34 pagine – definisce come “violenza sessuale legata ai conflitti” gli episodi di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza e aborto forzati, sterilizzazione coatta e matrimoni imposti. Guterres ha dichiarato: “Nel 2024, la proliferazione e l’escalation dei conflitti sono state caratterizzate dall’aumento delle violenze sessuali, oltreché da livelli record di sfollamento e da una crescente militarizzazione”. E ha aggiunto: “Inoltre, si sono aggravate le crisi politiche, di sicurezza e le catastrofi umanitarie. In questo contesto, la violenza sessuale continua a essere utilizzata come tattica di guerra, tortura, terrorismo e repressione politica”.

In Paesi come Repubblica Centrafricana, Congo e Haiti, le donne e le ragazze considerate vicine a gruppi armati rivali sono state prese di mira con violenze sessuali. Tali abusi sono stati segnalati anche all’interno di centri di detenzione, dove la violenza sessuale è stata usata “anche come forma di tortura”, in contesti che includono Israele e i territori palestinesi, Libia, Myanmar, Sudan, Siria, Ucraina e Yemen.

La maggior parte degli episodi segnalati contro uomini e ragazzi è avvenuta in detenzione, in linea con gli anni precedenti, e include stupri, minacce di stupro, elettrocuzione e percosse ai genitali”, si legge nel rapporto. In Sud Sudan sono stati registrati 221 casi di stupro dall’inizio del 2024: le vittime includono 147 bambine e 74 bambini, “con il 16% delle vittime sotto i cinque anni, inclusi quattro bambini di un anno”.