Gaza, Tamer Almisshal di Al Jazeera condanna attacco Idf su tenda giornalisti: "Al-Sharif era voce della Striscia, Israele l'ha ucciso"
Il giornalista di Al Jazeera accusa Israele di aver ucciso il collega a Gaza per impedirgli di documentare il genocidio: “Non era solo un reporter, era gli occhi della sua terra”
Il giornalista di Al Jazeera Tamer Almisshal ha duramente condannato l'attacco dell'Idf ai danni di 6 suoi colleghi a Gaza, in cui è stato assassinato anche il corrispondente Anas Al-Sharif: "Era gli occhi e la voce della Striscia, per questo Israele l'ha ucciso".
Gaza, Tamer Almisshal di Al Jazeera condanna attacco Idf su tenda giornalisti: "Al-Sharif era voce della Striscia, Israele l'ha ucciso"
Nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 agosto, un bombardamento mirato e pianificato dell’esercito israeliano ha ucciso a Gaza il corrispondente di Al Jazeera Arabic, Anas al-Sharif, insieme a cinque membri della sua troupe: il giornalista Mohammad Qureiqaa, il fotoreporter Mohammed Al-Khaldi e i cameraman Ibrahim Zaher, Moamen Alaywa e Mohammad Nofal.
Tamer Almisshal, presentatore senior di Al Jazeera Arabic e amico di lunga data di Al-Sharif, non ha dubbi: “Quello che è successo è un vero e proprio assassinio mirato contro la nostra squadra. Lo scopo è chiaro: nascondere i crimini e il genocidio che stanno avvenendo, impedendo che vengano raccontati da questi giornalisti coraggiosi”.
Almisshal ha ricordato di aver conosciuto Al-Sharif da bambino: “Era il 2008, durante l’operazione Piombo Fuso. Lo intervistai a Jabalia, aveva solo 12 anni. Mesi fa aveva pubblicato quella foto dicendo che da me aveva imparato il mestiere”.
Entrato in Al Jazeera nel novembre 2023, Al-Sharif si era distinto per la copertura della crisi alimentare a Gaza. “I suoi reportage erano stati usati da media internazionali e riconosciuti credibili da Onu e organizzazioni umanitarie. Proprio per questo era stato oggetto di una campagna di diffamazione culminata nel suo assassinio”, ha denunciato Almisshal.
Il giornalista ha ricordato le minacce ricevute: “Israele aveva ucciso suo padre dopo avergli intimato di smettere di fare reportage. Lui rifiutò, convinto della sua professionalità. E ora lo hanno colpito, come hanno fatto con oltre 230 giornalisti palestinesi dall’inizio della guerra: il numero più alto mai registrato in una zona di conflitto nella storia recente”.
Per Almisshal, la responsabilità è anche della stampa internazionale: “Uccidere e poi giustificare l’omicidio è un doppio crimine. Israele non permette indagini indipendenti, inventa accuse false e dice che chi documenta è un terrorista. Ma Amnesty International aveva premiato Anas per il suo coraggio. L’hanno ucciso perché era l’unica voce forte e influente rimasta a Gaza”.