Gaza, Albanese contro Uefa: "Bisogna espellere Israele da ogni competizione calcistica, che lo sport sia libero da apartheid e genocidio"
La relatrice Onu Francesca Albanese chiede alla Uefa di espellere Israele dopo l’uccisione del “Pelé palestinese”, Suleiman al-Obeid
Nuovo richiamo di Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu per i Territori palestinesi occupati. Questa volta, la diplomatica si è scagliata contro la Uefa, chiedendole ufficialmente di "espellere Israele da ogni competizione calcistica" e invocando un ambiente sportivo "libero da apartheid e genocidio".
Gaza, Albanese contro Uefa: "Bisogna espellere Israele da ogni competizione calcistica, che lo sport sia libero da apartheid e genocidio"
La relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi, Francesca Albanese, ha lanciato un appello diretto alla Uefa affinché escluda Israele da tutte le competizioni calcistiche europee, accusandolo di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza.
In un post pubblicato domenica sul suo account X, Albanese ha scritto: “Facciamo in modo che lo sport sia libero da apartheid e genocidio. Un pallone, un calcio alla volta”. L’appello arriva pochi giorni dopo il messaggio di cordoglio della Uefa per la morte dell’ex calciatore palestinese Suleiman al-Obeid, soprannominato il “Pelé palestinese”.
Obeid, 41 anni, padre di cinque figli e originario di Gaza, è stato ucciso mercoledì scorso quando, secondo la Federazione calcistica palestinese, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su civili in attesa di aiuti umanitari nel sud della Striscia. Con 24 presenze ufficiali e due reti in nazionale, Obeid è ricordato come uno dei più grandi talenti nella storia del calcio palestinese.
“È ora di espellere i suoi assassini dalle competizioni, @UEFA”, ha aggiunto Albanese, sottolineando come la comunità sportiva palestinese sia stata duramente colpita dal conflitto. Secondo dati ufficiali palestinesi, oltre 800 atleti sono stati uccisi a Gaza dall’inizio dell’offensiva israeliana il 7 ottobre 2023, mentre stadi, infrastrutture e impianti sportivi sono stati distrutti o resi inutilizzabili a causa dei bombardamenti e della crisi umanitaria.
La guerra in corso ha provocato la morte di oltre 61.400 persone, secondo le autorità sanitarie locali, e portato l’enclave sull’orlo della carestia. Le Nazioni Unite e numerose organizzazioni internazionali denunciano una devastazione senza precedenti.