27 Febbraio 2024
Meloni-Zelensky, fonte: imagoeconomica
Si prova un misto di pena e di vergogna guardando le immagini della conferenza stampa di Kiev in cui si vedono Meloni e Zelensky seduti allo stesso tavolo, con i loro costumi di scena. Pena per la misera tragicommedia. Vergogna per essere rappresentati da un premier che non perde occasione per prostrarsi ed eseguire docilmente gli ordini angloamericani.
Entrambi in divisa nera. Lui con il maglioncino militare d’ordinanza con il doppio stemma. Lei con l’acconciatura fresca di piastra, come un’adolescente in preda alla frenesia da primo appuntamento. I loro sguardi raccontano più delle loro dichiarazioni. In fondo sono molto simili. Entrambi accomunati dal medesimo destino. A entrambi è stato assegnato il compito di ribaltare e mistificare la realtà per giustificare di aver fatto il contrario di quello che avevano promesso in campagna elettorale. La pace in Donbass garantita da Zelensky e il recupero di un minimo di sovranità assicurata da Meloni sono flebili echi del passato, chimere dissolte nella nebbia della dissonanza cognitiva e mnemonica del popolo italiano e ucraino.
La vergogna si è trasformata in rabbia quando Meloni, non paga del voto del parlamento a favore dell’ottavo pacchetto di armi da inviare in Ucraina, ha reso noto di aver sottoscritto con Zelensky un accordo bilaterale di cooperazione per la sicurezza valido 10 anni. Il documento impone all’Italia di intervenire in soccorso di Kiev entro 24 ore in caso di nuovo attacco di Mosca. Ovviamente con l’accordo il governo italiano si impegna a continuare a fornire aiuti economici e militari al governo ucraino. È poi prevista la possibilità di addestrare l’esercito ucraino e di svolgere esercitazioni congiunte anche in territorio ucraino.
Insomma Giorgia Meloni, in veste di presidente del G7, ha ridotto ulteriormente le distanze che ci separano dalla partecipazione diretta alla guerra contro la Russia. Senza prima aver informato e consultato il parlamento.
La rabbia è cresciuta oltre misura quando Zelensky ha annunciato la preparazione di una “lista” di cittadini italiani ed europei “pro-Putin” da consegnare a Ursula von der Leyen e ai giornalisti. Le parole dell’ex comico ucraino sono scivolate impunemente senza che alcuno tra i presenti, politici e giornalisti, sia stato capace di un sussulto di dignità per rispedire al mittente questa infame minaccia.
Del resto il regime di Kiev ha una lunga esperienza con la compilazione di liste nere. Da anni i servizi segreti ucraini gestiscono il sito Mirotvoretz, pubblicando i nomi e i dati dei nemici da eliminare. Molte persone inserite in questa lista sono già state assassinate. Tra i tanti c’è anche il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso il 24 maggio 2014 nel distretto di Slovjansk.
Sul famigerato sito ucraino, accanto al suo nome, compare la scritta “eliminato”. Un altro fulgido esempio del livello di civiltà e democrazia con cui opera il governo ucraino. Oltre agli aiuti militari ed economici Zelensky vuole che l’Italia e l’Europa si impegnino a soffocare le voci dissonanti rispetto al coro impegnato a cantare senza sosta e senza vergogna le lodi del regime di Kiev fino a trasformare battaglioni di nazisti in studiosi di filosofia follemente innamorati di Kant.
All’ex comico ucraino bisognerebbe ricordare che l’articolo 21 della Costituzione italiana, l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e l’articolo 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali impediscono che idee abominevoli, evidentemente partorite da menti poco avvezze alla tutela dei diritti e della libertà, possano trasformarsi in realtà. Siamo certi che il nostro amatissimo Presidente, quale garante supremo della Costituzione, saprà reagire in modo adeguato per respingere con forza le pretese di censura ideologica propugnate da Zelensky. Siamo altrettanto sicuri che la signora von der Leyen si attiverà con sollecitudine per spiegare al guitto di Kiev che il tempo per i suoi deliri è terminato. Altrimenti spetterà al popolo difendere in modo netto e inequivocabile i propri diritti e la propria libertà.
Di Marco Pozzi.
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