27 Gennaio 2022
Fonte: Twitter
“Bring your own booze”, ovvero ‘portatevi la bisboccia’, il materiale da sbronza insomma; una espressione poco ministeriale veniva usata nelle mail interne per invitare membri tories di Parlamento e Esecutivo Johnson al party di governo che si è svolto il maggio scorso nel dehors del giardino interno al numero 10, Downing Street, residenza storica del primo ministro. Boris Johnson si ritrova inguaiato dalla inchiesta interna della parlamentare Sue Gray che entro venerdì dovrà consegnare la propria relazione; intanto una foto allegata come prova a corredo della sua indagine è trapelata sulla carta stampata, smentendo la linea di difesa di Boris il biondo, che era sostanzialmente ‘’credevo fosse una riunione di lavoro, non sapevo si bevesse”; nella foto privata, viene ritratto affianco pile di bottiglie di vino (francese).
Ma BoJo, come lo chiamano i suoi fan, non ha intenzione di dimettersi e sta schierando l’artiglieria pesante per non cedere alle richieste di saluti; tra i candidati alla successione, non è un mistero che William Hague, uno dei Tory più moderati su Brexit, ne sia da sempre un avversario, mentre nelle ultime settimane il vulcanico ministro del Tesoro d’origine Indiana, Rushi Suniak, uno degli uomini più ricchi del CommonWealth, ha messo in campo una sua non ufficiale candidatura alla successione. I media vicini ai laburisti e i tabloid puntano invece sulla principessa delle gaffe a Westminster, la ministra Liv TRuss, molto apprezzata dagli attivisti della base, nonostante una carriera politica più che ondivaga: fino al 2013 coi Liberali, come fino a 3 anni or sono si dichiarava ancora fanatica ‘Remainer’, per diventare solo di recente pro-Brexit, così da poter entrare a far parte dell’Esecutivo Johnson.
Jacob Rees-Mogg, il portavoce conservatore della House of commons, uno dei due rami del parlamento , ha reso chiaro ieri come la leadership di Johnson non sia da mettere in discussione: “in caso di dimissioni di Boris, si va a nuove elezioni”. Un modo per il numero 3 del partito di salvare il suo capo, anche se in realtà nessuno nel partito nega che uno dei più desiderosi di rimpiazzare Boris sia proprio Rees-Mogg; improbabile, visto l’odio che attira nell’opposizione (per i Laburisti ‘’sembra un prototipo del capitalista schiavista, uscito da un libro di Charles Dickens) e le sue gaffes continue verso tutto ciò che non è britannico o verso gli stili di vita dei meno abbienti; nato da una famiglia già di suo’affluent’, Rees-Mogg ha realizzato nei suoi 20 anni in Finanza, in una delle banche della City, una fortuna personale superiore al miliardo di sterline. Di recente è stato autore di una controversia diplomatica con i francesi, per le carrette di clandestini che salpano dalle coste d’OltreManica dirette sulle coste inglesi; nel dibattito in commissione Esteri Rees-Mogg all’inizio del nuovo anno affermò che i 38 morti nel Canale del 2021 erano da attribuire al Governo francese che non riusciva a monitorare le coste; ad inimicarsi una intera Republique, affermando che probabilmente i migranti scappavano ‘’dalla France per la puzza d’aglio” e infine causando non pochi mal di testa al ministero degli Esteri per risolvere la crisi diplomatica con Parigi chiosando il suo intervento pubblico così: “nei secoli molti idioti hanno guardato alla Francia come a un faro di democrazia e rispetto dei diritti umani; non so come si possa considerare un partner affidabile per i diritti umani uno Stato che lascia morire decine di migranti in mare ogni anno”.
Decisamente, Rees-Mogg non ha finora fatto notare un eloquio esattamente diplomatico, come si addice a uno statista, e al momento le sue quotazioni per la successione a Boris sono al ribasso, rispetto al golden Boy dei Conservatori, Rishi SUniak e alla bionda dalla battuta facile, Liv Truss. L’unica cosa certa, sembrano le dimissioni di Boris, o il suo passaggio di consegne a un altro leader conservatore, su pressione del partito; l’unica incognita, sembrerebbe essere sul quando...
Di Gianluca Ursini
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