Legge di Bilancio 2026: meno tasse, più welfare, ma la coperta è corta: la spesa pubblica va ripensata per difficoltà croniche all'italiana

La Legge di Bilancio 2026 si presenta come un testo complesso e ambizioso, strutturato su due pilastri fondamentali: da un lato la riduzione della pressione fiscale, dall’altro il sostegno economico a famiglie, imprese e sanità

La Legge di Bilancio 2026 si presenta come un testo complesso e ambizioso, strutturato su due pilastri fondamentali: da un lato la riduzione della pressione fiscale, dall’altro il sostegno economico a famiglie, imprese e sanità. Tuttavia, al netto degli annunci, ciò che rende questa manovra davvero peculiare è la natura delle coperture: oltre la metà dei circa 18 miliardi necessari proverranno da una profonda revisione della spesa pubblica, e non da nuove entrate strutturali. Un'impostazione che richiama alla memoria i principi del rigore liberale, ma che evidenzia anche le difficoltà croniche del bilancio italiano.

Casa, imprese e contenziosi UE: bonus, incentivi ma anche riserve legali

Sul fronte abitativo vengono confermate per il 2026 le detrazioni del 50% per la ristrutturazione della prima casa e del 36% per la seconda, con il mantenimento del bonus mobili. In ambito produttivo torna la filosofia dell’Industria 4.0, con super e iper-ammortamenti per stimolare gli investimenti in tecnologia. Rifinanziata anche la Legge Sabatini, insieme agli incentivi fiscali per le Zone Economiche Speciali (ZES). Non passa inosservata la creazione di un fondo sentenze” da 2,1 miliardi, una voce tecnica ma fondamentale: serve a fronteggiare eventuali condanne da parte della Corte di Giustizia europea, come nel caso TIM. Un segnale di prudenza istituzionale, ma anche il riflesso di un sistema fragile nei rapporti con l’UE.

Pensioni: pochi correttivi, aumenti minimi e tante proroghe

In ambito previdenziale, si registra uno stop all’adeguamento automatico dell’età pensionabile, ma solo per lavori usuranti. I precoci restano esclusi e le cifre in gioco (465 milioni per il 2026) confermano che si tratta di misure tampone, più che di riforme strutturali. Continuano intanto a esistere strumenti transitori come Quota 103, Opzione Donna e APE sociale, che generano incertezza normativa e mancanza di visione. Gli aumenti alle pensioni minime sono contenuti: +20 euro al mese, mentre per gli over 70 l’assegno sociale salirà tra 1,8 e 8 euro. Cifre simboliche, più che economiche.

Famiglie e welfare: un'Isee più equa e bonus mirati

Le famiglie saranno ancora una volta al centro di interventi selettivi, per un totale di 4 miliardi in tre anni. Viene prorogata per due anni la carta Dedicata a te, destinata all’acquisto di beni alimentari, con una dotazione raddoppiata. Cambia il calcolo dell’Isee, che peserà meno sul valore della prima casa e terrà conto della presenza di più figli, una misura giusta in chiave liberale e meritocratica. Previsti incentivi per le madri lavoratrici, con un bonus mensile che sale da 40 a 60 euro per chi ha almeno due figli e un reddito sotto i 40.000 euro. Annunciata, ma ancora in fase embrionale, la riforma dei caregiver familiari, un nodo sempre rimandato dalla politica.

Fisco: meno Irpef e flat tax contrattuale

Il cuore della manovra è la riduzione dell’Irpef per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, con l’aliquota che scende dal 35% al 33%. Un intervento da 9 miliardi in tre anni, con un risparmio medio stimato di 440 euro annui. È una misura che favorisce il ceto medio produttivo, storicamente penalizzato da un sistema fiscale regressivo e complesso. Accanto a questo, debutta una mini flat tax al 5% sugli aumenti salariali derivanti dai rinnovi contrattuali. Un’innovazione rilevante per il settore privato, ma con impatto decrescente negli anni. Per i dipendenti pubblici, si prevede uno sconto sul salario accessorio. Rimane aperta la questione delle coperture per mantenere l’Assegno di inclusione, che rischia la sospensione dopo 18 mesi.

Fisco 2: nuova “rottamazione” per le cartelle esattoriali

Torna una nuova versione della “rottamazionefiscale, ribattezzata Quater quinquies, che prevede la possibilità di rateizzare i debiti fiscali fino a 9 anni (54 rate bimestrali). Potranno aderire i contribuenti che hanno dichiarato ma non versato le imposte, senza necessità di anticipo. Si tratta di una forma di regolarizzazione, non di un condono – come ribadito dal MEF – ma la frequenza con cui questi strumenti vengono proposti indebolisce la credibilità del sistema fiscale e penalizza i contribuenti virtuosi.

Sanità: risorse in crescita, ma ancora lontane dalla media europea

Il governo annuncia con enfasi l’aumento del Fondo sanitario nazionale, che nel 2026 supererà i 140 miliardi. Rispetto ai 126 miliardi di pochi anni fa, l’incremento è netto e dimostra attenzione alla sanità pubblica. Tuttavia, se rapportato al PIL, l’Italia resta sotto la media europea, e il rischio è che le risorse stanziate non bastino a colmare il divario tra domanda e offerta di servizi. La sanità territoriale rimane il vero punto debole.

Sicurezza, enti locali e investimenti

Alla sicurezza e agli enti territoriali vanno 3,8 miliardi ciascuno, ma gli investimenti pubblici più rilevanti (5 miliardi) sono rinviati al biennio 2027-2028. Si tratta quindi di una manovra più gestionale che espansiva, almeno nel breve termine. Non manca qualche nota dolente, come l’aumento delle accise sui carburanti, che impatterà negativamente su famiglie e trasporti.

Una manovra coerente, ma serve una visione di sistema

La Legge di Bilancio 2026 è, nel complesso, una manovra di tenuta. Cerca di mantenere gli impegni elettorali senza sforare i vincoli europei, affidandosi a un’intensa attività di spending review e al recupero di gettito pregresso. Ma resta il nodo fondamentale: la qualità della spesa pubblica. Senza una riforma strutturale della macchina statale, ogni manovra sarà costretta a grattare il fondo del barile per trovare coperture, rinviando gli investimenti strutturali sul capitale umano, sull’istruzione, sulla sanità e sulla digitalizzazione. È tempo che la politica abbandoni la logica dei bonus e delle proroghe, e riscopra la necessità di riforme liberali, stabili e prospettiche.

Di Riccardo Renzi