Mps, Lovaglio apre la selezione per la guida di Mediobanca: in pole Vinci, Cocini e Pascuzzi; CEO "traghettatore" nel delisting e integrazione con Siena

Al dossier con una lista di 15 nomi sta lavorando la head hunter Maurizia Villa con il suo team di Korn Ferry. Il nuovo capo di Mediobanca, in una prima fase rivestirà il ruolo di ceo per poi assumere quello di capo-divisione e non di ad, preservando il brand. In questo ambito, avrà anche un ruolo di "traghettatore" in una nuova entità combinata, guidata "hands on" da Lovaglio e che si allargherà poi a Banco Bpm e Credit Agricole Italia nel terzo polo bancario italiano, come anticipato dal GdI

Con la chiusura dell’OPAS su Mediobanca con l’86,3% del capitale, l'amministratore delegato di MPS Luigi Lovaglio ha aperto la selezione per individuare il nuovo CEO. Siena procederà a breve nello squeeze out e delisting di Mediobanca e integrazione della stessa come divisione di Mps. Il nuovo capo di Mediobanca, quindi, in una prima fase rivestirà il ruolo di ceo per poi assumere quello di capo-divisione e non di ad, preservando il brand Mediobanca. In questo ambito avrà anche un ruolo di "traghettatore" in una nuova entità combinata, guidata "hands on" da Lovaglio e che si allargherà successivamente a Banco Bpm e Credit Agricole Italia nel terzo polo bancario italiano, come anticipato da Il Giornale d'Italia.

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Al dossier con una lista di 15 nomi sta lavorando la head hunter Maurizia Villa con il suo team di Korn Ferry. Tra in nomi in pole per il ruolo di ceo di Mediobanca, come anticipato da Il Giornale d'Italia, spiccano quelli del "traghettatore" Francesco Saverio Vinci, dimissionario direttore generale di MediobancaGiorgio Cocini con una lunga carriera in Bank of America ed esperienza nell'investment banking, attualmente in Pimco, e Francesco Pascuzzi di Goldman Sachs.

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Seguono Marco Morelli, ex Amministratore Delegato e Direttore Generale di Monte dei Paschi di Siena dal 2016 al 2019, attualmente Presidente Esecutivo di AXA Investment Managers e impegnato nell’integrazione con BNP ParibasFlavio Valeri ex ceo di Deutsche Bank in Italia, attualmente Chairman presso Lazard e QuattroR.

Seguono a distanza Angelo Viganò, responsabile della divisione Private Banking di Mediobanca, e Gian Luca Sichel, responsabile di Mediobanca Premier.

Non concorrono alla guida di Mediobanca in quanto non interessati, come già anticipato da Il Giornale d'Italia, Mauro Micillo, a capo della divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, e Fabrizio Palermo, amministratore delegato e direttore generale di Acea. In particolare, Micillo, tra i numeri 2 di Banca Intesa, già alla guida della più importante divisione di investment banking italiana, dovrebbe guidare un business analogo in una azienda più piccola. Inoltre, dai rumor raccolti da Il Giornale d'Italia, lo stesso Carlo Messina, ceo della prima banca italiana, non avrebbe gradito tale passaggio. Sempre da alcuni rumor raccolti dalla nostra testata, Mauro Micillo potrebbe essere uno dei candidati favoriti da parte del ministro dell'Economia e della Finanza Giancarlo Giorgetti per la guida dell'intero gruppo Mps-Mediobanca alla scadenza del ceo Lovaglio che rimane cmq in pole per il bis. Laddove Micillo dovesse arrivare alla guida del gruppo, Lovaglio potrebbe poi salire alla Presidenza.

Inoltre considerando l'obiettivo di realizzare il terzo polo con l'integrazione di Banco Bpm con Mps-Mediobanca e Credit Agricole Italia, alla guida della nascente entità combinata potrebbe in realtà salire Giuseppe Castagna, anche per la sua forte esperienza in ambito retail, più forte di quella di Micillo. Mentre Lovaglio, anche in questo caso, potrebbe salire alla Presidenza. In ogni caso questa partita si aprirà nel mese di novembre, una volta definito l'assetto di Mediobanca, il cui destino è di essere delistata dalla borsa e incorporata in Mps preservando il brand, in parallelo alle mosse su Generali e allo stop all'operazione con Natixis, già anticipata da Il Giornale d'Italia.

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Anche Palermo non è in corsa per il ruolo di ceo di Mps-Mediobanca, in quanto non interessato, come da lui stesso dichiarato. Già impegnato con l'execution del piano industriale di Acea, l'ad aspira ad un ruolo di più ampio respiro a livello nazionale e concluderà il suo mandato fino al termine, con l'approvazione del bilancio 2025.

La chiusura dell'Opas all'86,3%

Intanto, l’Opas di Mps su Mediobanca si è chiusa con un’adesione dell’86,3%, sancendo un cambio radicale negli equilibri del sistema bancario. Gli attuali soci di Mediobanca vedranno una forte diluizione, mentre l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ne esce rafforzato: con la maggioranza in assemblea straordinaria diventa difficile individuare alternative alla sua riconferma, anche se non si esclude un ricambio alla presidenza. Alcuni rumors, però, indicano Mauro Micillo, vicino al ministro Giorgetti, come possibile successore.

Mediobanca verrà integrata come divisione corporate, investment e private banking del gruppo Mps, pur mantenendo il marchio – valutato circa 100 milioni – per non disperdere la clientela. La sua guida avrà un ruolo diverso rispetto al passato: non più vertice di un’istituzione indipendente, ma responsabile di una divisione chiave all’interno di un gruppo più ampio, con strategie decise a Siena. Intanto il CdA e l’AD uscente Alberto Nagel hanno già rassegnato le dimissioni e l’assemblea del 28 ottobre dovrà nominare i nuovi dirigenti.

La partita con Generali

La partita però va oltre Siena e Piazzetta Cuccia: l’operazione alimenta il risiko bancario italiano, con l’ipotesi di un “terzo polo allargato” che coinvolgerebbe anche Banco BPM e Crédit Agricole Italia, e che potrebbe puntare a Generali. Alcuni investitori ridimensionano però queste aspettative, sottolineando che Mediobanca non controllava il Leone prima e non lo controllerà nemmeno ora. Intanto Fitch ha alzato il rating di Generali ad A+, mentre la compagnia è impegnata a rinegoziare con Natixis la joint venture da 1.900 miliardi di asset, mossa che però potrebbe saltare in vista dell’assemblea 2026 e lasciare spazio a un’alleanza con il nascente polo bancario italiano.

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Il fronte Banco BPM - Crédit Agricole

Sul fronte bancario, Banco BPM e Crédit Agricole stanno valutando una fusione strategica che, se realizzata, darebbe vita a un grande player europeo e rafforzerebbe la presenza nel Nord Italia. L’operazione è vista come la strada più evidente dall’AD Castagna, ma resta sotto la lente del governo per l’impatto politico ed economico. Banco BPM non esclude altre aggregazioni, incluso un matrimonio con Mps, mentre resta alta l’attenzione su UniCredit e le sue prossime mosse.

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