Ops MPS su Mediobanca: al 16 luglio raccolte 8.594 adesioni, pari allo 0,0010% delle azioni oggetto dell’offerta

Procede l’offerta pubblica di scambio di MPS su Mediobanca avviata il 14 luglio e in scadenza l’8 settembre, resta la tensione tra i vertici: Nagel critica l’operazione come “ostile”, Lovaglio conferma l’obiettivo del 66% e l’intenzione di cambiare CEO

Nell’ambito dell’Ops volontaria totalitaria lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, nella giornata di ieri, 16 luglio 2025, sono state presentate 5.586 nuove richieste di adesione. Il totale complessivo delle adesioni raccolte finora sale così a 8.594, corrispondenti a circa lo 0,0010% delle azioni oggetto dell’offerta.

L’offerta pubblica di scambio è partita ufficialmente lunedì 14 luglio, con un rapporto previsto di 2,533 azioni MPS per ogni azione Mediobanca. Il periodo di adesione si chiuderà, salvo proroghe, l’8 settembre. Monte dei Paschi punta ad acquisire almeno il 51% dell’istituto di Piazzetta Cuccia, ma parte già con una quota del 35%, soglia che rappresenta anche il limite minimo previsto. Il massimo obiettivo di adesione è fissato al 66,67%.

Nel primo giorno dell’OPS, l’AD di Mediobanca, Alberto Nagel, ha espresso forti riserve sull’operazione, definendola “ostile, anomala e priva di logica industriale”. Ha sollevato dubbi sul tempismo dell’ingresso di nuovi soci in MPS subito dopo la cessione della quota da parte del Tesoro nel novembre 2024, ipotizzando un piano già predisposto con il coinvolgimento del governo. Nagel ha evidenziato criticità legate alla governance post-operazione, alla complessità degli intrecci azionari con Delfin e Caltagirone e al potenziale impatto negativo sul piano industriale di Mediobanca. Ha inoltre segnalato rischi legali significativi e sottolineato l’assenza di un premio per gli azionisti.

Dall’altro canto nel corso del roadshow a Londra, l’AD di MPS, Luigi Lovaglio, ha ribadito la piena determinazione a raggiungere il 66% del capitale di Mediobanca nell’ambito dell’OPS, definendo la soglia minima del 35% come un requisito tecnico approvato dalla BCE per ottenere il controllo de facto. Lovaglio ha inoltre confermato l’intenzione di sostituire l’attuale CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, con una figura “internazionale e motivante”, dopo un tentativo di contatto andato a vuoto. Ha escluso interferenze da parte dei soci Delfin e Caltagirone, sottolineando l’autonomia operativa dell’operazione e i vantaggi industriali e finanziari dell’integrazione. Lovaglio ha promesso il mantenimento e la valorizzazione di entrambi i marchi, definendo l’unione come una “combinazione vincente” e respingendo i timori di difficile integrazione culturale.