Riapertura cinema e teatri, Franceschini: "No ai tamponi, sì a più spettatori"

Il mondo dello spettacolo sta morendo e migliaia di lavoratori sono a casa da più di un anno. Le proposte del Ministro verranno ascoltate?

Raddoppiare il numero di spettatori, no ai tamponi 48 ore prima dello spettacolo e incentivare le rappresentazioni all'aperto: queste le idee di Dario Franceschini, Ministro dei beni culturali, per far ripartire cinema, teatri e altri luoghi di cultura.

LEGGI ANCHE: Sgarbi al Giornale d'Italia contro la chiusura dei musei

Riapertura cinema e teatri

Un settore, quello dello spettacolo, colpito più che mai dalla crisi Coronavirus: i luoghi di cultura sono stati i primi a chiudere quando richiesto dal Governo ma, ancora oggi, hanno le serrande abbassate. Cinema bui, teatri vuoti e musei chiusi a distanza di più di un anno da inizio pandemia. Cosa possiamo fare allora per far ripartire il mondo dello spettacolo?

A rispondere alla domanda è il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini che spinge per la riapertura di cinema e teatri, almeno in zona gialla. Non se ne parlerà dunque fino al 30 aprile, data in cui scadrà la decisione del Governo di cancellare questo colore dalla mappa dell'Italia.

Franceschini: "Spettacolo come la scuola"

Intanto però - dopo le centinaia di manifestazioni in tutto il mondo per la ripartenza dello spettacolo - Franceschini avanza ipotesi su cinema e teatri. In collegamento con gli esperti del Cts, il ministro ha puntato sulla necessità di trovare soluzioni che vengano incontro ai luoghi di cultura e a chi in questi ci lavora.

Il settore dello spettacolo per l'Italia deve, secondo Franceschini "essere considerato essenziale al pari della scuola" e dunque, bisognerebbe procedere subito con le riaperture, anche e soprattutto per qui lavoratori che da oltre un anno fanno i conti con le chiusure imposte dal Governo.

Riaperture, no al tampone e sì a più presenze

Pur mantenendo la linea di prudenza, Franceschini dice no all'ipotesi di sottoporre gli spettatori 48 ore prima degli spettacoli a un tampone. A insorgere contro questa proposta è stata anche l'Agis - associazione generale dello spettacolo - poiché sarebbe "un elemento di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione" sottolinea il presidente Carlo Fontana.

Il Ministro però ribadisce alcune precauzioni da adottare in caso di riaperture: obbligo di mascherina, divieto di mangiare in sala, divieto di assembramento e rigorosa osservazione delle distanze interpersonali. Regole a cui noi tutti siamo già abituati. Allora cosa si aspetta a riaprire i luoghi di cultura?

Al momento gli attuali protocolli prevedono di poter riempire le sale di cinema e teatri solo al 25%, con un massimo di 200 persone al chiuso e 400 all'aperto. Ma ecco che potrebbe esserci una buona notizia: Franceschini chiede al Governo di raddoppiare il numero di presenze in sala, sia all'aperto che al chiuso.

Zona gialla: cinema, teatri e musei aperti?

L'idea del Ministro dei beni culturali arriva a soli pochi giorni dal famoso concerto di Barcellona e potrebbe davvero cambiare le carte in tavola. Ma attenzione: è alle Regioni che Franceschini lascia la possibilità di decidere su manifestazioni culturali di questo tipo.

Insomma finalmente arrivano buone notizie, ma la proposta di Franceschini verrà accolta dal Governo? Si potrà davvero procedere con riaperture di cinema, teatri, musei e concerti in zona gialla? Intanto i lavoratori dello spettacolo non si fermano: il loro grido di protesta si fa sentire sempre di più.

Teatri chiusi lo sfogo del sovrintendente Pereira al Giornale d'Italia

Anche quest'anno la Giornata Nazionale del Teatro si è celebrata con i sipari abbassati. Attori, registi, scenografi, sarte, musicisti hanno fatto sentire la loro voce non per mera protesta, ma per fare una proposta: riuscire finalmente ad aprire in sicurezza. Ma davvero questo non è possibile? La sensazione è che la cultura ai tempi della pandemia sia stata relegata in un cassetto da aprire in giorni più gioiosi, come se fosse una cosa superflua. Ma si può davvero vivere senza cultura?

Lo abbiamo chiesto a Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, che si è detto molto allarmato: "Non si può continuare così, dobbiamo trovare assolutamente una soluzione che riporti al pubblico e a noi la possibilità di avere di nuovo un contatto. La cultura non è una cosa che si può buttare via".

Teatri, solo 6 casi di Covid su 14.000

E' un appello alla ragionevolezza quello del sovrintendente: "Abbiamo investito per mettere in sicurezza il pubblico e i nostri collaboratori: abbiamo fatto 14.000 test e il teatro che sovraintendo ha registrato solamente sei casi di coronavirus da agosto: praticamente il coronavirus non esiste in questo teatro! A Barcellona hanno fatto un concerto in totale sicurezza con cinquemila persone semplicemente testandole. Non capisco perché nessuno voglia accettare questo dato di fatto!"

In occasione della riapertura dopo il primo lockdown, non si può infatti negare che il Maggio Musicale Fiorentino sia stato un esempio virtuoso nell'applicazione continua e severa dei protocolli di sicurezza: al pubblico veniva misurata la temperatura all’ingresso del foyer, vi era un'ampia dotazione di dispenser igienizzante per le mani in più punti del Teatro, gli spettatori erano invitati a rispettare il distanziamento e tenuti a indossare la mascherina sia negli spostamenti che durante gli spettacoli.

Covid: teatro luogo sicuro

Dal 30 agosto il personale di palcoscenico e gli artisti devono sottoporsi settimanalmente al test sierologico e gli altri dipendenti a rotazione ogni due settimane. Insomma si può dire a gran voce: il Teatro è un luogo molto sicuro.

Il 19 maggio tra l'altro proprio il Maggio ha in programma una Tosca straordinaria in occasione del compleanno del Maestro Zubin Metha, dove sarà distribuito gratuitamente anche uno spray nasale anticovid, una nuova tecnologia sviluppata in Israele che impedisce ai virus di penetrare la mucosa nasale con un efficacia di cinque ore. 

Insomma Pereira ce la sta mettendo tutta perché è davvero forte la necessità di ripartire: "Quando potrò riaprire mi piacerebbe fare uno spettacolo uno dopo l'altro" promette aggiungendo: "ma temo che questo non lo potrò fare con una politica così! L'unica cosa che posso fare per ora è quella di garantire ai miei collaboratori di andare avanti attraverso le produzioni in streaming".

Il Teatro non si è infatti mai fermato e continua la sua ricca offerta di concerti online; eppure senza pubblico, diceva Caramagna, "è come se all’opera teatrale mancasse un personaggio". Sottolinea infatti ancora Pereira: "gli artisti continuano a lavorare per mantenersi in forma e la loro eccellenza rimane, ma anche il pubblico deve rimanere in forma, perchè da un momento all'altro può succedere che ci si dimentichi quanto sia importante andare a teatro. Io sono molto allarmato!"

Pereira: "Siamo in una dittatura sanitaria"

I valori che decretano le scelte politiche richiedono una revisione sembra sostenere Pereira quando afferma con chiarezza: "Per me siamo in una dittatura sanitaria. I medici non possono essere gli unici a dirci cosa fare della nostre vite, e poi le persone si ammalano anche chiudendole in casa. Capisco che ci debba essere un limite quando gli ospedali diventano pieni, ma non siamo a questo punto. E' una follia andare avanti così!"

La temperatura più mite e il calo dei contagi fa sperare in un graduale calo delle restrizioni, eppure come dichiara Pereira: "la primavera non serve a niente se il comitato tecnico scientifico pone il limite di 200 persone in sala. Io ho un teatro di millenovecento posti, è ridicolo farne entrare solo duecento. All'aperto ho avuto quasi novecento persone senza che nessuno si sia ammalato, e ora ne vogliono lasciare solo quattrocento. Ripeto, mi sembra folle".

"Abbiamo tutti paura, ma la paura è là per essere superata, questa non mi sembra una grande vittoria", conclude con un filo di amarezza il sovrintendente Pereira.