12 Novembre 2025
(fonte: Tg3)
Caro Mauro. Anzi dottor Mauro Glorioso, nomen omen di brutto.
Stamattina m’hai commossa parecchio.
Per diciassettediciotto motivi diversi. Ora te ne spiego un paio.
Intanto chi ti scrive ha fatto quel percorso di studi là, quella facoltà insuperabilmente tostissima e meravigliosa che è la medicina e chirurgia. Poi ho cambiato direzione ma ora non conta.
Conta dirti che sapendo sulla pelle quanto cavolo si suda per raggiungere quel traguardo, ti ammiro, profondamente. Solo che per tagliare il nastro con la scritta winner te hai beccato il livello difficoltà avanzata: la tetraplegia.
Perché una sera di gennaio del 2023 dei minorenni hanno scagliato una dannata bicicletta elettrica da 23 chili dai Murazzi del Po, a Torino. E tu eri proprio lì sotto a far fila fuori da un locale coi tuoi amici. Uno studente fuori sede in mezzo a tanti, quinto anno di medicina.
In quell’istante lì la tua vita s’è ribaltata.
Ricoverato al traumatologico di Torino, in coma, i mesi di ricovero, poi la riabilitazione. Sei dovuto tornare a Palermo, la tua città.
Ti sei disperato, e sei andato a fondo. Perché ci sta.
Perché la paura della vita che cambia a 180 gradi schianta dentro.
Poi però hai deciso che la fine di sta storia bisognava riscriverla, e la penna ce l’avevi ancora in mano te.
Hai ripreso a camminare, da una posizione diversa, un passo per volta, sorretto da chi ti ama davvero.
E per chi t’ha fatto male quasi da morire, oggi non hai nemmeno mezza parola di odio.
Capisci ora che commuoversi con te è il minimo.
Ah, il titolo della tua tesi. "Valutazione della funzione biventricolare tramite CCT in pazienti con recenti STEMI". In sintesi la diagnostica per immagini in un cuore infartuato forte, riacchiappato per un pelo, quasi morto. E che nonostante tutto, alla fine può sopravvivere.
Ecco.
Forse in questi due anni hai scoperto che il tuo cuore, e quello degli altri, è più misterioso e profondo di quanto potessi immaginare.
E che anche se colpito a morte, conserva la fonte delle sue energie per sopravvivere.
Cioè l’amore.
Caro doc.
Non so perché a te.
Ma so che te, di sta croce farai meraviglie.
Un abbraccio. Sei forte.
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