Garlasco, si aggrava posizione di Sempio, ritrovato altro pizzino del padre: "Se Venditti archivia, Andrea non può essere indagato su Dna"
Un nuovo appunto dei Sempio riaccende l’inchiesta su Garlasco: nel foglio, riferimenti al Dna e a una presunta “blindatura” giudiziaria per il figlio Andrea
La posizione di Andrea Sempio si aggrava sempre di più in relazione all'inchiesta che lo riguarda come unico indagato sul delitto di Garlasco. È stato ritrovato, infatti, un altro pizzino, risalente al 2016 o 2017, nell'abitazione dei suoi genitori, in cui il padre accennava all'impossibilità per Sempio di essere indagato sul Dna sulla scena del crimine nel caso in cui il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti avesse archiviato il procedimento.
Garlasco, si aggrava posizione di Sempio, ritrovato altro pizzino del padre: "Se Venditti archivia, Andrea non può essere indagato su Dna"
Un nuovo pizzino riaccende le ombre sul caso Garlasco e sul presunto intreccio tra magistrati e indagati. Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Brescia, che indaga su un presunto sistema di corruzione alla procura di Pavia, è emerso un secondo appunto scritto da Giuseppe Sempio, padre di Andrea, oggi indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Nel foglio, datato 4 febbraio 2016 — ma che per gli investigatori risalirebbe in realtà al 2017 — si legge: "Se archivia l’indaggine dovrebbe mettere il nome del soggetto sulla archiviazione (Sempio Andrea), così non può essere indagato per lo stesso motivo il D-N-A".
Per gli inquirenti si tratterebbe di un passaggio cruciale. L’appunto, insieme a un altro foglio già noto in cui si parlava di “Venditti Gip archivia x 20. 30. €”, rafforzerebbe l’ipotesi di una “garanzia di blindatura” giudiziaria, volta a impedire future indagini su Sempio in relazione alle tracce di Dna trovate nella casa di Chiara Poggi. Il riferimento al Dna, mai chiarito in precedenza, assumerebbe così un valore probatorio importante nella ricostruzione del presunto patto corruttivo.
Il documento è stato rinvenuto durante le perquisizioni disposte dalla Procura di Brescia nei confronti dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e del pm Pietro Paolo Mazza, entrambi accusati — in due filoni distinti — di corruzione in atti giudiziari e peculato. Secondo l’accusa, Mazza e Venditti avrebbero avuto rapporti privilegiati con la società Esitel, che curava le intercettazioni per la procura e che avrebbe concesso favori e vantaggi economici, anche tramite la compravendita di auto di lusso.
L’appunto sul Dna apre dunque un nuovo fronte d’indagine: gli investigatori della Guardia di Finanza e dei carabinieri di Milano stanno analizzando il materiale sequestrato per verificare se davvero vi fu un accordo illecito teso a influenzare l’esito dell’inchiesta di Garlasco.