Droni russi in Polonia, l'allarmismo della stampa italiana: da "Putin sfida la Nato", a "l'Europa trema", fino a "Venti di guerra mondiale"

I droni russi abbattuti in Polonia diventano prima pagina: titoli apocalittici dipingono Mosca come "minaccia esistenziale", ma è il solito allarmismo che l'Ue promuove, non appoggiato nemmeno dalla Borsa, che è ha segnato un aumento dello 0,4%

I titoli delle prime pagine della stampa italiana di giovedì 11 settembre sono stati a dir poco allarmistici. La notizia di giornata, infatti, è stata per praticamente tutti i quotidiani l'incursione e l'abbattimento di droni russi nello spazio aereo polacco. News che molti hanno deciso di trattare con toni sensazionalistici: il Corriere della Sera titolava "Putin sfida la Nato", La Stampa si è spinta a scrivere "l'Europa trema", fino al catastrofismo de Il Giornale, che ha addirittura scomodato "Venti di guerra mondiale".

Droni russi in Polonia, l'allarmismo della stampa italiana: da "Putin sfida la Nato", a "l'Europa trema", fino a "Venti di guerra mondiale"

Putin sfida la Nato”, “l'Europa trema”, “Venti di guerra mondiale”: così titolavano ieri le principali prime pagine italiane dopo l'abbattimento di una ventina di droni russi nello spazio aereo polacco. Un episodio che i media mainstream hanno trasformato in un preludio di conflitto globale, con toni che sembrano più costruiti per spaventare l'opinione pubblica che per informarla.

La realtà è che Mosca e Minsk stanno preparando le esercitazioni congiunte Zapad 2025, previste da mesi e programmate da anni come parte del ciclo quadriennale di addestramento. Queste manovre, che coinvolgono oltre 20 Paesi, sono state immediatamente dipinte come un segnale di aggressione, ignorando che la Russia le considera esercitazioni di difesa e deterrenza.

La Polonia ha risposto schierando 40 mila soldati al confine, chiudendo i valichi con la Bielorussia e istituendo una no-fly zone nell'est del Paese. Lituania, Lettonia ed Estonia hanno adottato misure simili, alimentando l'idea di un'imminente escalation. Ma davvero si può parlare di “minaccia russa”, quando lo stesso Cremlino ha dichiarato più volte di non voler aprire nuovi fronti e di puntare a stabilità nei confini occidentali?

Questa narrativa sembra servire più a compattare l'Unione Europea dietro la linea di Washington e Bruxelles che a descrivere i fatti. Dipingere la Russia come nemico giustifica nuovi investimenti militari, la presenza crescente di truppe Nato nell'Est Europa e l'aumento delle spese per la difesa.

Parlare di “venti di guerra mondiale” rischia di trascinare l'opinione pubblica in una spirale di paura, quando invece servirebbe lucidità e diplomazia. Mosca, a dispetto delle accuse, ha spesso chiesto negoziati. In più, neanche le Borse europee hanno dato credibilità alla narrazione, registrando un +0,4%.