Morte Aurora Maniscalco, la famiglia punta il dito contro ex fidanzato Elio Bargione: "Lei tornava a casa coi lividi, non si è suicidata"
Aurora Maniscalco, la famiglia rifiuta la tesi del suicidio: dubbi sull’inchiesta austriaca e sull'autopsia. Le testimonianze puntano verso una lite prima della caduta con l'ex fidanzato e convivente
Svolta sulla morte di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana 24enne morta a Vienna lo scorso giugno dopo essere precipitata dal balcone del suo appartamento al terzo piano. La famiglia della giovane punta il dito contro l'ex fidanzato di lei, Elio Bargione, 27enne palermitano e steward, suo convivente: "Non si è suicidata, lui c'entra qualcosa, lei tornava a casa con i lividi".
Morte Aurora Maniscalco, la famiglia punta il dito contro ex fidanzato Elio Bargione: "Lei tornava a casa coi lividi, non si è suicidata"
Non si rassegna all’ipotesi del suicidio la famiglia di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana di 24 anni morta a Vienna lo scorso giugno dopo essere precipitata dal terzo piano del suo appartamento. Per la polizia austriaca si è trattato di un incidente, ma la Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio, iscrivendo nel registro degli indagati – come atto dovuto – l'ex fidanzato della giovane, Elio Bargione, presente con lei al momento della tragedia.
I genitori di Aurora contestano la superficialità con cui, a loro avviso, le autorità viennesi hanno chiuso il caso. L’avvocato della famiglia, Alberto Raffadale, ha reso nota una mail di un legale austriaco che confermerebbe come una delle testimoni non abbia visto la ragazza sporgersi dal balcone né lanciarsi nel vuoto, smentendo dunque il rapporto ufficiale della polizia. Una circostanza che alimenta i sospetti dei familiari, convinti che la giovane non si sia tolta la vita.
A rafforzare i dubbi è anche l’autopsia disposta dalla Procura di Palermo, che avrebbe evidenziato abrasioni estese non solo al braccio sinistro, ma anche al fianco e alla gamba, segni che potrebbero essere compatibili con un trascinamento prima della caduta. "Mia figlia non ha avuto la possibilità di uscire viva da quella casa", ha dichiarato la madre, Giada Cucina, sottolineando come Aurora, nei mesi precedenti, fosse tornata a Palermo più volte con lividi e morsi, giustificati sempre come “incidenti domestici”.
Testimonianze raccolte dai vicini parlano inoltre di urla e pianti provenienti dall’appartamento poco prima della caduta, elementi che fanno pensare a una lite violenta. "Chi decide di suicidarsi non lotta, non grida per difendersi. Aurora stava combattendo", ha ribadito la madre, che descrive il fidanzato come "un manipolatore calcolatore, abile a piegare le situazioni a suo vantaggio".