Omicidio Gemona, madre di Alessandro Venier: “Ho sezionato il corpo in 3 con seghetto e lenzuolo, volevo portarlo in montagna”

Lorena Venier ha spiegato nel dettaglio l'omicidio: “Una volta che Mailyn lo ha strangolato coi lacci delle scarpe, perché a mani nude non eravamo riuscite a soffocarlo, l'ho posizionato su un lenzuolo e lì ho separato alcune parti per permettere il trasporto nel garage, dove c'era il bidone nel quale il corpo doveva decomporsi”

Mi sono occupata da sola del 'depezzamento' di Alessandro: ho utilizzato un seghetto e un lenzuolo per contenere il sangue e l'ho sezionato in tre pezzi: non ci sono stati schizzi, per questo i carabinieri hanno trovato tutto in ordine”. È la sintesi della parte più drammatica del racconto di Lorena Venier, madre di Alessandro Venier, il 34enne ucciso a Gemona del Friuli. La donna ha spiegato di aver agito da sola nella suddivisione del corpo, subito dopo il soffocamento avvenuto per mano di Mailyn, la compagna della vittima. Un piano macabro che prevedeva la decomposizione dei resti in un bidone e poi il loro abbandono tra i boschi in montagna.

Omicidio Gemona, madre di Alessandro Venier: “Ho sezionato il corpo in 3 con seghetto e lenzuolo, volevo portarlo in montagna”

Nel lungo interrogatorio reso al pubblico ministero e successivamente ribadito davanti al giudice per le indagini preliminari, Lorena Venier ha spiegato nel dettaglio la sequenza degli eventi. “Una volta che Mailyn lo ha strangolato coi lacci delle scarpe, perché a mani nude non eravamo riuscite a soffocarlo, l'ho posizionato su un lenzuolo e lì ho separato alcune parti per permettere il trasporto nel garage, dove c'era il bidone nel quale il corpo doveva decomporsi”, ha dichiarato.

Secondo quanto riferito, Mailyn avrebbe avuto un ruolo marginale nella fase successiva. “Mi sono occupata personalmente di questa cosa – ha aggiunto Venier – Mailyn è intervenuta soltanto per spostare le tre parti nell'autorimessa. Una volta inseriti i resti nel barile, lei ha anche usato la calce viva per coprirli. Sarebbero dovuti restare lì fino a quando, consumati, potevo trasportarli in montagna, per disperderli nel bosco, come dal desiderio che aveva sempre confidato a tutti”.

Lorena, con freddezza, ha ribadito agli inquirenti di aver creduto che il piano potesse funzionare: aspettare che il corpo si decomponesse, poi trasportarne i resti nel luogo simbolo del legame del figlio con la natura. “Pensavo che con il tempo si sarebbe consumato. Successivamente, lo avrei portato in montagna per abbandonarlo lì, dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie”.

A incrinare tutto sarebbe stata proprio Mailyn, che, travolta dal peso di quanto accaduto, avrebbe deciso di rivolgersi ai soccorsi: “È stata Mailyn a chiamare il 112: il piano era attendere poi far sparire i resti, ma ha avuto una crisi”.