Caso Garlasco verso la svolta, il muratore egiziano: "Nella spazzatura anche scarpe numero 44"; "È la misura di Sempio, Stasi ha il 42"

Etarazi: "Tra quella spazzatura, non c’erano solo gli attrezzi. C’erano anche un paio di scarpe con la suola a pallini. Se le ho tenute? No e non mi sarebbero andate bene: io ho il 42, quelle erano un 43 o un 44. C'era anche uno zaino militare aperto, ormai consumato e alcuni attrezzi da lavoro. Un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello"

Il caso di Garlasco potrebbe presto arrivare a una svolta grazie alle nuove dichiarazioni del muratore egiziano Mustapha Etarazi, il quale avrebbe trovato nel canale di Tromello "non sono degli attrezzi fra cui un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello, mentre il manico si era ormai staccato, ma anche un paio di scarpe con la suola a pallini. Se le ho tenute? No e non mi sarebbero andate bene: io ho il 42, quelle erano un 43 o un 44".

La scarpa con la suola a pallini porta subito alla mente la celebre impronta nel sangue di Chiara Poggi, impronta da sempre attribuita ad Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio della ragazza, ma che varie perizie stanno mettendo in dubbio. Stasi non sarebbe stato in possesso di una tipologia simile di scarpa, inoltre lui indossa calzature dal numero 42. Ora in molti ricordano che l'attuale indagato Andrea Sempio indossa il 44.

Caso Garlasco verso la svolta, il muratore egiziano: "Nella spazzatura anche scarpe numero 44"

Tra quella spazzatura, non c’erano solo gli attrezzi. C’erano anche un paio di scarpe con la suola a pallini. Se le ho tenute? No e non mi sarebbero andate bene: io ho il 42, quelle erano un 43 o un 44. Gli altri sono oggetti che ho tenuto da parte per motivi di lavoro, non perché avessi dei sospetti. Il canale era molto sporco. C’era addirittura un materasso a ostruirlo. Quando l’ho tolto, tra il fango e la vegetazione ho trovato molta spazzatura. E anche uno zaino militare aperto, ormai consumato e alcuni attrezzi da lavoro. Un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello, mentre il manico si era ormai staccato. Li ho messi da parte nel mio deposito in caso mi tornassero utili”. Queste le nuove dichiarazioni rilasciate dal muratore Mustapha Etarazi al settimanale Gente che ricorda che il 44 è il numero di Sempio e che sottolinea che se davvero quelle calzature fossero state ritrovate proprio insieme agli attrezzi da lavoro che Etarazi scovò nella roggia di Tromello nel 2018 e che ha consegnato agli inquirenti nel giorno del sopralluogo del 14 maggio, questo getterebbe ancor più luce sul racconto riferito dal super teste Gianni Bruscagin. Racconto secondo cui "nella tarda mattina del 13 agosto, Stefania Cappa (cugina di Chiara Poggi) si infilò nel cortile della casa di sua nonna a Tromello, con un pesante borsone che poi forse gettò nel canale lì accanto". Non si è mai scoperto che cosa ci fosse in quel borsone.

Il ritrovamento delle scarpe potenzialmente compatibili con le tracce dell’assassino di Chiara Poggi viene raccontato da Etarazi, che afferma anche di averne le prove: "Prove che ho tenuto da parte per motivi di lavoro, non perché avessi sospetti. Le consegnerò solo ai magistrati".

Etarazi avrebbe trovato quegli attrezzi nel 2018. Ora tornano al centro dell'attenzione, dopo sette anni, perché il 14 maggio scorso c'è stato un grande sopralluogo nel canale per cercare riscontri con la versione di Bruscagin. "Quando sono tornato dal cantiere per pranzo, ho sentito che i carabinieri cercavano degli attrezzi da lavoro. Ho cercato quegli attrezzi e li ho consegnati", ha spiegato ancora il muratore che rivela di non essere più molto apprezzato dai vicini: "Sono tutti lontani parenti dei Cappa. Mi hanno detto di tacere".

L'impronta sul tappetino di Chiara Poggi

Le dichiarazioni del muratore Etarazi riportano subito alla mente una delle principali tracce rinvenute nella villetta di via Pascoli a Garlasco, ossia l’impronta sul tappetino del bagno di una scarpa con la suola a pallini. Lì, secondo la verità giudiziaria, l’assassino si sarebbe recato dopo l’omicidio di Chiara Poggi per lavarsi le mani, lasciando quell’impronta.

Nella terza giornata di incidente probatorio del 9 luglio 2025, è emerso che nel tappetino del bagno le tracce rinvenute corrisponderebbero al sangue di Chiara Poggi e non ci sarebbero tracce relative ad altre persone. Tuttavia in molti si chiedono che cosa ci facesse il sangue della ragazza in quel punto, dato che la verità giudiziaria ha fino a questo momento portato a pensare che la ragazza sia stata aggredita in altre parti dell’abitazione, in particolare nelle vicinanze dell’ingresso e nel salotto, non nel bagno.