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Milano, finto ginecologo Antonio Cirla arrestato per violenze sessuali, 71enne radiologo in pensione filmava vittime da 9 anni con l’aiuto di Alessandro Possati

Insieme al finto ginecologo è stato arrestato anche un 42enne. Le violenze sarebbero iniziate nel 2016, i 2 operavano per una clinica fittizia

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Volante della Polizia, fonte: Imagoeconomica.it

Antonio Cirla di 71 anni, ex medico radiologo in pensione, spacciatosi per ginecologo, e il complice Alessandro Possati di 42 anni, sono stati posti agli arresti domiciliari a Milano con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, adescamento e produzione illecita di materiale pornografico. Da 9 anni filmavano le vittime. L’ordinanza è stata firmata dal gip dopo mesi di indagini condotte dai carabinieri, partite dalla denuncia di una giovane presentata nel giugno 2024.

Il finto ginecologo e il complice 42enne operavano per una clinica fittizia, violenze dal 2016

Si facevano chiamare "Centro Clinica Italia", promettevano compensi per la partecipazione a video promozionali sanitari, ma dietro quell'apparente opportunità lavorativa si nascondeva un inquietante disegno criminale: violenze sessuali sistematiche ai danni di giovani donne, molte delle quali minorenni all’epoca dei fatti.

Secondo gli inquirenti, tutto partiva da una falsa struttura medica creata ad arte: un appartamento in centro a Milano, affittato e allestito per sembrare una clinica privata. Lì si consumavano le violenze, filmate di nascosto durante finte visite ginecologiche. Le vittime erano attirate da annunci pubblicati online, convinte che si trattasse di provini per una campagna sanitaria. Una volta arrivate, si trovavano invece sole con un presunto medico – il 71enne – e il cameraman, suo complice.

Gli uomini, per rendere più credibile la truffa, si presentavano via email con nomi femminili e rassicuravano le ragazze affermando che in loco avrebbero trovato dottoresse ad accoglierle. Tutto falso.

Dall’analisi della casella email del fittizio “Centro Clinica Italia” è emerso che almeno 135 ragazze hanno risposto agli annunci pubblicati dal 2016 in poi. Di queste, 6 avrebbero accettato di presentarsi all'appuntamento, cadendo nella trappola delle false visite, mentre almeno 3 sarebbero tornate più volte. Alcune vittime si sono fermate appena intuito l’inganno, mentre per altre non è possibile sapere se si siano mai presentate, poiché le comunicazioni si sono interrotte bruscamente, anche se non si esclude che i contatti siano proseguiti su altri canali.

I 2 uomini, scrive il giudice, agivano "in maniera seriale" e "da anni", con un metodo collaudato che ha permesso loro di produrre numerosi video a sfondo pornografico, distribuiti presumibilmente anche in ambienti online. Le indagini hanno infatti confermato che frequentavano chat a contenuto sessuale e che i video delle finte visite erano conservati nei dispositivi informatici sequestrati durante le perquisizioni.

La svolta è arrivata con la denuncia di una giovane, vittima di uno degli ultimi episodi. Da lì, l’apertura dell’inchiesta e il sequestro di materiale digitale che documenterebbe in modo inequivocabile quanto accaduto.

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