22 Aprile 2025
Stava effettuando alcune consegne per conto di Amazon, quando è stata aggredita e palpeggiata in ascensore, da un suo coetaneo che stava svolgendo una mansione simile, recapitando la spesa in un condominio. Però, dopo essersi allontanata, ha trovato il modo d’incastrare il suo molestatore. Ha quindi scattato una foto a lui, alla sua auto e alla targa. E ha consegnato tutto – insieme a un’ipotesi sull’identità dell’uomo – nel commissariato dove ha presentato la denuncia. Il risultato è che nei giorni scorsi un genovese di 29 anni ha ricevuto il cosiddetto «avviso di conclusione dell’indagine preliminare», in pratica il preludio della richiesta di rinvio a giudizio, nel quale gli viene contestato dai magistrati l’addebito di violenza sessuale.
Per ripercorre la vicenda, che si materializzata tra Savona e Genova, occorre tornare indietro di qualche settimana. È il primo pomeriggio e la vittima si trova a Savona. Ha trent’anni, vive nell’entroterra del levante genovese e da tempo lavora come corriere per conto di Amazon, muovendosi con il furgone fra più province. All’atto di varcare il cancello di uno stabile nota un uomo che non aveva mai visto. Trasportava 5 o 6 sacchetti della spesa (che avrebbe dovuto consegnare per conto d’un supermercato). I due consegnano i prodotti in due alloggi differenti, poi risalgono sull’ascensore per scendere. «È stato in quel momento che, appena si sono chiuse le porte, mi ha aggredito: mi ha spinto contro la parete, mi ha palpeggiato e io mi sono messa a urlare, spingendolo via. Lui ha provato a giustificarsi e a dissimulare, dicendo che lo avevo frainteso e che avrebbe solo voluto sbirciare quale sarebbe stata la mia prossima consegna, guardando sul mio device», fa scrivere nella denuncia la trentenne.
La donna riesce a divincolarsi e s’allontana appena si riaprono le porte. L’aggressore resta invece sull’elevatore e tutti e due, sebbene con tragitti diversi, lasciano quell’edificio per proseguire il proprio lavoro. La vittima è piuttosto scossa, ma non remissiva. E decide che chi l’ha aggredita deve comunque essere segnalato alle forze dell’ordine. Si assicura che il molestatore l’abbia anticipata, lo osserva a una distanza di sicurezza e riesce a scattare con lo smartphone una fotografia sia dell’uomo sia del mezzo con cui stava effettuando le consegne, focalizzando la targa. Subito dopo contatta il suo datore di lavoro e gli racconta ciò che le è appena capitato, descrivendo sommariamente la persona dalla quale era stata palpeggiata. Il principale la invita a sporgere denuncia. Soprattutto, focalizzano le parole di quel trentenne che ha detto d’aver lavorato per Amazon in Liguria tre anni prima, incrociano l’informazione alle foto e si palesa come pressoché certa l’identità dell'indagato. L'uomo adesso rischia il processo per violenza sessuale.
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