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Strage bus Avellino, condannato a 6 anni in Cassazione l’ex ad di Aspi Giovanni Castellucci, sentenza definitiva anche per altri 10 dirigenti

La Cassazione rende irrevocabili le sentenze per l’ex ad di Aspi e altri imputati. La tragedia del bus che precipitò dal viadotto costò la vita a 40 persone

11 Aprile 2025

strage bus Avellino

Fonte: X @sicurauto

È diventata definitiva la condanna a 6 anni per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi), nell’ambito del procedimento giudiziario legato alla strage del viadotto Acqualonga. Il tragico incidente risale al 28 luglio 2013, quando un pullman precipitò nella scarpata lungo la A16, nei pressi di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, provocando la morte di 40 persone.

Condannato a 6 anni in Cassazione Giovanni Castellucci, con lui altri 10 dirigenti

A sancirlo sono stati i giudici della Corte di Cassazione, che hanno confermato la sentenza della Corte d’Appello di Napoli del settembre 2023, rendendo irrevocabili le condanne a carico dell’ex manager, accusato di disastro colposo e omicidio colposo.

Con la stessa decisione, i supremi giudici hanno reso definitive anche le condanne a nove anni per Gennaro Lametta, proprietario del bus coinvolto nella tragedia, e a quattro anni per Antonietta Ceriola, all’epoca dipendente della Motorizzazione civile di Napoli.

Definitive anche le pene inflitte agli altri dirigenti e dipendenti del Tronco di Aspi: sei anni per Riccardo Mollo, ex direttore generale, Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. Cinque anni per Nicola Spadavecchia, dirigente della società, e Paolo Berti, direttore di Tronco. Tre anni per Gianluca De Franceschi, dirigente Aspi, e per i dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi.

Nel corso dell’udienza in Cassazione dello scorso 1 aprile, il sostituto procuratore generale Sabrina Passafiume aveva proposto di rivalutare la condanna per omicidio colposo nei confronti di Castellucci e chiesto l’assoluzione per l’accusa di disastro colposo “perché il fatto non sussiste” sia per l’ex ad di Aspi che per gli altri dirigenti e dipendenti.

Tuttavia, i giudici hanno ritenuto di confermare il quadro accusatorio emerso in secondo grado. In aula, la stessa Passafiume aveva sottolineato come il bus “era privo dei requisiti minimi per circolare” e fosse in possesso di un certificato di revisione falso, non essendo stato sottoposto a controlli dal 2011. “Lametta ha posto in circolazione un mezzo in pessime condizioni mettendo a rischio le vite dei passeggeri” aveva dichiarato il magistrato.

A pesare nel giudizio anche le responsabilità legate alla manutenzione delle barriere di sicurezza del viadotto. “C’è stata una situazione di incuria protratta per numerosi anni, con il mancato controllo sui tira fondi”, aveva evidenziato il sostituto pg, parlando di una “colpevole inerzia da parte di chi doveva monitorare e controllare”.

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