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Terra dei Fuochi, Italia condannata per inazione sui rifiuti tossici dalla Cedu di Strasburgo: “Rischio per la vita grave, reale e accertabile”

La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano per non aver protetto la vita degli abitanti della Terra de Fuochi

30 Gennaio 2025

La Terra dei Fuochi - foto: Pietro Perone X

La Terra dei Fuochi - foto: Pietro Perone X

L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per non aver adottato misure adeguate per proteggere la popolazione della Terra dei Fuochi dagli effetti dell’inquinamento da rifiuti tossici. L’area tra Napoli e Caserta inn cui vivono 2,9 milioni di persone, nota per l’interramento di rifiuti tossici avvenuto nel corso di decenni, continua a essere teatro di un’emergenza sanitaria che le autorità, secondo i giudici di Strasburgo, non hanno gestito con la tempestività e la serietà richieste.

La sentenza definitiva impone all'Italia di intervenire rapidamente. La Corte ha stabilito che "lo Stato italiano non ha risposto alla gravità della situazione con la diligenza e la rapidità richieste, nonostante fosse a conoscenza del problema da molti anni".

Un pericolo reale e un’informazione carente

I giudici della CEDU hanno rilevato l’esistenza di un rischio per la vita "sufficientemente grave, reale e accertabile", che può essere considerato "imminente". Hanno inoltre sottolineato la mancanza di una risposta coordinata e sistematica da parte delle autorità. "Data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato", si legge nel verdetto.

Il ricorso era stato presentato da 41 cittadini e cinque associazioni, che denunciavano l’inerzia dello Stato di fronte a un fenomeno che ha portato a un aumento dei tassi di cancro nella regione. La Corte ha tuttavia accolto solo parzialmente le richieste, respingendo i ricorsi di alcune associazioni con la motivazione che non fossero "direttamente interessate" dalle violazioni denunciate.

Le testimonianze e le reazioni politiche

Tra le voci che si sono levate dopo la sentenza c’è quella di Alessandro Cannavacciuolo, prima firma del ricorso, che ha vissuto in prima persona le conseguenze della crisi ambientale: La mia famiglia è stata decimata e così la mostra azienda di ovini a pascolo vacanze che si nutrivano dei campi coltivati. Molti miei familiari sono ammalati di tumore. Il fratello di mio padre, socio della attività di famiglia, è morto in trenta giorni e nel suo sangue fu riscontrata una altissima concentrazione di diossina Adesso ci aspettiamo che lo Stato non parli ma intervenga, è finita l’epoca delle chiacchiere. Oltre alle bonifiche serve un intervento mirato e vanno applicate le leggi.

A farsi portavoce della richiesta di intervento è anche il deputato del PD Marco Sarracino, che ha dichiarato: "L'Italia deve con urgenza inderogabile dare risposte ai cittadini della Terra dei Fuochi. Chi ci vive lo sa. Ora chiediamo che il Governo si attivi con tutte le istituzioni e gli enti competenti per porre in essere misure a sostegno delle popolazioni locali, per ridurre l'inquinamento, per il ripristino delle condizioni di salubrità e per un attento monitoraggio della salute degli abitanti".

Dello stesso avviso la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che ha ribadito: “Non bastano annunci e proclami, serve immediatamente un piano operativo di intervento a tutela dei cittadini campani”.

La sentenza della Corte europea obbliga ora il governo italiano ad assumersi le proprie responsabilità e a mettere in campo azioni concrete per porre rimedio a una crisi ambientale e sanitaria che dura da troppo tempo.

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