Inchiesta hacker, Renzi spiato si costituisce parte civile e attacca Meloni: “Cosa ha fatto in due anni per la cybersicurezza?”

Gli hacker avrebbero anche spiato alcuni cittadini russi e kazaki. Tra i nomi figurerebbro Alexandrovich Toporov, Victor Kharitonin, Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko

Nella lista delle persone spiate dalla “banda degli hacker” c'è anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, come è emerso da una intercettazione tra due delle persone arrestate, l’ex poliziotto Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci. Infatti, nel colloquio Gallo aveva parlato del rischio di venire scoperti: “Noi i deputati, i senatori e i consiglieri regionali, noi non possiamo farli perché c’è l’alert”. Matteo Renzi ha dunque annunciato di aver dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. 

Renzi spiato si costituisce parte civile e attacca Meloni

Renzi ha “attaccato” il governo Meloni in materia di cybersicurezza e sulla sua e-new ha scritto: “Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no. Ma da due anni la nostra presidente del Consiglio è a palazzo Chigi. Le chiedo: ehi, Giorgia, ma cosa sta facendo l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese? Anziché il solito piagnisteo alla Calimero, possiamo sapere che cosa sta facendo il nostro governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese?”.

Inoltre, ha ringraziato i giudici per il loro lavoro sul caso: “Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all'altezza? Non sarà che l'Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d'Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro? La responsabilità dei crimini è dei singoli che intervengono e saranno i giudici - che in questo caso vanno solo ringraziati - a decidere chi è colpevole e chi è parte lesa”.

L’ex premier ha proseguito domandandosi di chi sia effettivamente la colpa e ha affermato: “Ma la responsabilità politica di questo caos dove da qualche mese chiunque si alza e intercetta chi vuole, chi se la prende? Se le Istituzioni non funzionano, chi è il responsabile. Chiedo a Giorgia Meloni e al suo braccio destro Alfredo Mantovano: ma in questi due anni cosa avete fatto per la cybersicurezza a parte assumere un sacco di gente e portare il direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale sul palco di un evento di Fratelli d'Italia per la campagna elettorale di Giorgia Meloni?”

Matteo Renzi, sulla sua e-new, ha anche citato Frattasi: “Già perché il direttore della Cybersecurity nazionale, un prefetto di lungo corso che si chiama Bruno Frattasi e che la Meloni ha scelto per questo delicato incarico, ha fatto il testimonial a un evento di Fratelli d'Italia con la maglietta con scritto "L'Italia cambia l'Europa" ma nel Paese che noi abbiamo in testa il manager che si occupa di cybersicurezza è un esperto del settore non un testimonial del partito di maggioranza”.

Renzi ha concluso: “Questi sono gli scandali veri che l'Italia deve affrontare. Perché tutti si concentrano sulla fuffa, sull'amante del ministro, sul gossip di basso livello e nessuno affronta la grande questione che è: come è possibile che nel 2024 in Italia si affidi la cybersicurezza a chi non è capace di garantire la sicurezza degli italiani?”.

Le parole di Boccia e Braga

Anche il Pd ha “attaccatoGiorgia Meloni, infatti, i capigruppo dem Francesco Boccia e Chiara Braga hanno preteso dei chiarimenti dalla premier:“Il quadro che emerge dall'inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte a un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne. A questo punto è necessario che la presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello Sdi, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato”, hanno affermato Boccia e Braga.

Spiati anche conti di cittadini russi

La banda di presunti hacker che faceva capo a Enrico Pazzali e Carmine Gallo avrebbe spiato anche alcuni cittadini russi e kazaki. È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta della Dda di Milano. Risulterebbero accessi e tentativi di esfiltrare informazioni nei confronti del kazaco Alexandrovich Toporov, attivo in Italia nel campo turistico, titolare di hotel di lusso fra Cortina d'Ampezzo e il litorale di Jesolo e, dell'oligarca Victor Kharitonin, magnate nel campo farmaceutico, socio di Roman Abramovich. Gli hacker sembrerebbero interessati al progetto della “costruzione di un hotel a Cortina d'Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Altri due accessi risulterebbero nei confronti del 54enne Vladimir Tsyganov e dalle 53enne Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda e titolari di showroom di noti brand in Russia.