04 Luglio 2024
Non so quanti di voi ricorderanno la querelle tra la Rai e lo scrittore Antonio Scurati. Per chi è di corta memoria, la televisione di Stato decise di non mandare in onda il suo monologo per ragioni ancora oggi ignote.
Non tutti però accettarono silenti questa decisione, tra questi ci fu Serena Bortone, volto noto per la conduzione di Chesarà, trasmissione buonista e di poche pretese destinata alle famiglie.
Stupendo per un coraggio che ha rimandato alle memorie i vari Luttaggi, Santoro e Biagi, la Bortone decise di leggere in diretta il monologo censurato, scatenando le ire di una maggioranza non proprio favorevole alle derive antifasciste dell'autore di M. Il Figlio Del Secolo.
Oggi, a distanza di svariati mesi, mentre l'AD di Viale Mazzini, Roberto Sergio, continua a predicare il licenziamento, l'azienda ha deciso di limitarsi a sospendere la giornalista per sei giorni.
Ovviamente, il sindacato dei giornalisti Rai non ha perso tempo e ha diramato un comunicato stampa infuocato parlando di ritorsione.
Ora, detto che secondo il regolamento aziendale l'avrebbero dovuta licenziare, senza stare qui a dire se la sanzione dei sei giorni sia giusta o sbagliata, ci sorge un'altra domanda: l'Usigrai, a cosa serve? No, chiedo per un amico, perché tutte queste barricate del sindacato ogni volta che un Governo ha preso in mano la Rai, che io abbia memoria, non le ricordo.
Anzi, a ben vedere, troppi sono stati nella storia della televisione di Stato i momenti in cui il sindacato dei giornalisti sembrava guardare altrove, e se anche aveva lo sguardo nella direzione corretta, era ficcante come una piuma per tagliare la bistecca.
É questa una scusa per giustificare la sospensione della Bortone? Assolutamente no, ognuno nella sua azienda, pubblica o privata che sia, prende le decisioni che ritiene più opportune, ma è giusto stupirsi quando arrivano proteste sterili da chi, come l'Usigrai, non verrà certo ricordato per avere difeso in tutti i modi l'imparzialità del servizio pubblico.
Di Aldo Luigi Mancusi
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