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Roma, 50 mln del narcotraffico riciclati e inviati in Cina, 33 arresti, GdF: "Negozi abbigliamento come 'lavatrici'"

A capo del gruppo che riciclava denaro c'era un “broker” cinese, Wen Kui Zheng. I soldi, secondo le indagini coordinate dalla Dda romana, provenivano da due diversi gruppi di spaccio

04 Ottobre 2023

Roma, 50 mln del narcotraffico riciclati e inviati in Cina, 33 arresti, GdF: "Negozi abbigliamento come 'lavatrici'"

Guardia di Finanza (foto LaPresse)

I soldi venivano “ripuliti” in negozi di abbigliamento cinesi nel centro di Roma. Un flusso costante di soldi tra Italia e Cina che ha superato i 50 milioni di euro tutti provenienti dal narcotraffico, dalla malavita romana e dalla ‘ndrangheta.

Gli uomini del Gico della Guardia di Finanza, coordinati dalla Dda di Roma, hanno arrestato 33 persone

A scoprire questo enorme giro di riciclaggio gli uomini del Gico, il Nucleo di polizia-economico finanziaria della Guardia di Finanza di Roma che stamattina hanno fatto scattare le manette ai polsi di 33 persone. L’inchiesta è della Procura di Roma, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha portato all’esecuzione delle 33 misure di custodia cautelare (22 in carcere e 11 domiciliari) nelle province di Roma, L’Aquila, Reggio Calabria, NapoliPerugia, Ancona e Campobasso.

Un “broker” cinese al centro dell’organizzazione, i negozi di abbigliamento usati come punti di raccolta del denaro del narcotraffico

A tessere le fila del riciclaggio, secondo quanto è emerso dalle indagini, sono un broker” cinese, Wen Kui Zheng, e due organizzazioni criminali romane. Il “broker” dietro l’insegna dei negozi di abbigliamento (quasi tutti nel quartiere Esquilino) aveva messo in piedi una vera e propria agenzia di “Fei Ch’ien”, letteralmente “denaro volante” consistente nel trasferimento virtuale del denaro all’estero. In realtà, i negozi, esistenti solo formalmente, servivano solo da centri di raccolta del denaro di provenienza illecita destinato ad essere trasferito all’estero, riciclato. Nei fatti, il denaro depositato presso il broker cinese non lasciava fisicamente il Paese di partenza, mentre veniva trasferito il solo “valore nominale” all’altro “broker” del Paese estero.

Un’organizzazione che non lasciava nulla al caso con corrieri, codici convenzionali, chat criptate e scomparti segreti nelle auto

L’agenzia procedeva prima alla raccolta attraverso degli spalloni (i corrieri), poi all’assegnazione di codici convenzionali e poi con la compensazione tramite documenti fiscali fittizi e triangolazioni tra operatori cinesi. Durante la pandemia gli “spalloni” venivano incaricati di trasferire materialmente il contante all’estero, attraverso viaggi in auto dotati scomparti nascosti in grado di eludere i controlli. I soggetti coinvolti si servivano anche di chat criptate per sfuggire ai tentativi di intercettazione e il cui contenuto è stato acquisito anche grazie alla collaborazione tra la Dda di Roma ed Eurojust

Gala, Capogna e Latini tra le persone coinvolte nell’inchiesta a cui i finanzieri hanno sequestrato droga e armi

Tra le persone coinvolte risultano esserci Antonio Gala, 43 anni, latitante, e Fabrizio Capogna, 39 anni, entrambi associati a una prima banda, a cui sono stati sequestrati oltre 110 kg di droga (tra hashish, marijuana e cocaina), a fronte dei quali sono stati ricostruiti traffici illeciti per oltre 545 kg di stupefacenti, costituente un giro di affari tra Spagna e Italia di circa 20 milioni di euro. Ritenuto tra i vertici di una seconda organizzazione è invece Federico Latini, 29 anni, arrestato anche lui e noto alle cronache romane per essere stato coinvolto in un tentato omicidio legato a un regolamento dei conti nel mondo del narcotraffico capitolino. A Latini, in particolare, i finanzieri hanno sequestrato oltre 157 kg di droga (per un valore stimato di circa 4 milioni di euro) e armi.

A Fiumicino sequestrati oltre 10 milioni di euro, mentre 4 milioni sarebbe il guadagno stimato dell’organizzazione cinese

All’aeroporto di Fiumicino, inoltre, la Guardia di finanza ha sequestrato 10 milioni di euro ai “money mule” incaricati di trasferire fisicamente il denaro fuori dall’Unione Europea, mentre gli stessi investigatori hanno accertato un guadagno netto per la compagine cinese di 4 milioni di euro.

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