04 Agosto 2023
I sommozzatori si stanno dando da fare per trovare la testa di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, il 18enne ucciso a Genova, a Sestri Ponente e buttato in mare tra Santa Margherita Ligure e Portofino dopo esser stato smembrato. Le ricerche riprenderanno lunedì mentre nelle ultime ore si sono concentrare principalmente tra Chiavari, a ponente della foce dell'Entella e Portofino, tra i bagnanti.
Proseguono senza sosta le operazioni di ricerca della testa del 18enne egiziano ucciso da due connazionali lo scorso 23 luglio perché voleva lasciare il lavoro nella barberia nella quale lavorava. Il corpo di Mahmoud è stato mutilato e gettato in mare e secondo quanto si apprende uno dei due killer, Mohamed Ali Abdelghani, starebbe collaborando con gli agenti. "Bob" viene raccontato in lacrime e "sconvolto", "ma vuole collaborare, tanto che ha dato indicazioni che possono far ritrovare la testa mozzata di Mahmoud", ha detto il legale Salvatore Calandra.
È stato lui a riferire del luogo dove si potrebbe ancora trovare la testa. I sommozzatori sono stati visti anche tra i bagnanti nella baia di Portofino e lungo la scogliera della colmata a mare di Chiavari. Mahmoud, che dopo tanto girovagare aveva trovato un posto di lavoro a Genova ma sognava di aprirsi una barberia tutta sua, aveva denunciato i suoi datori di lavoro perché lavorava in nero. I due egiziani che lo hanno ucciso avevano comprato una mannaia e un coltello in un negozio di cinesi due ore prima del delitto, avvenuto tra la notte del 23 luglio. Il corpo del ragazzo è stato vittima di almeno tre coltellate con un punteruolo.
Poi la macelleria realizzata su di esso: inserito in una valigia, portato nel barber shop di Chiavari raggiunto in taxi, trasferito lungo il torrente Entella dove si concentrano le ricerche e mutilato sulla spiaggia (mani e testa tagliate) prima di essere gettato in mare.
Bob e Tito, andati a svagarsi dopo l'omicidio, sono stati intercettati mentre dibattevano sul caso. "L'hai ucciso tu, lo hai fatto a pezzi", ha detto Bob, "non volevo, il coltello non era mio", ha risposto Tito Abdelwahab. Entrambi sono indagati e questo scambio di battute secondo gli investigatori rappresenta una "quasi" confessione di uno dei due macellai killer.
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