15 Giugno 2022
fonte: facebook Confcommercio Alto Piemonte Associazione Commercianti
Come annunciato dalle associazioni di categoria, oggi 15 giugno gli esercenti non accetteranno i buoni pasto. Questa iniziativa creerà diversi disagi tra i consumatori, ma secondo i rappresentanti di ristoratori e commercianti, si è resa necessaria a causa della situazione diventata insostenibile. I buoni pasto sono fondamentali per garantire ai dipendenti del settore pubblico e privato di poter usufruire di un servizio di ristorazione in caso la propria azienda non permetta di accedere ad una mensa.
I buoni pasto sono gestiti da società specializzate, che prendono accordi con le aziende o con il settore pubblico. L'azienda fornisce il buono pasto al dipendente, senza pagare tasse sull'importo. Il dipendente so utilizza nelle attività commerciali convenzionate per ottenere prodotti, e l'esercente lo restituisce poi all'azienda concessionaria, riscuotendo il valore nominale del buono meno una percentuale, che rimane alla società che gestisce i buoni pasto.
Questo sistema, di per sé sostenibile, si è inceppato dopo che il Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, ha iniziato ad utilizzare come criterio per assegnare gli appalti dei buoni pasto della pubblica amministrazione il solo miglior prezzo. Essendo quello del settore pubblico un mercato enorme, le aziende che gestiscono i buoni pasto hanno iniziato una gara al ribasso, vendendo i propri buoni pasto allo stato a costi bassissimi.Trattandosi di appalti, questi dati sono pubblici, e le grandi aziende hanno iniziato a chiedere ai gestori dei buoni pasto prezzi simili a quelli concessi allo stato.
Così le aziende che gestiscono i buoni pasto si sono trovate a dover recuperare i soldi spesi per accaparrarsi le concessioni, e sono stati aiutati in questo da una legge del 2017, in cui si stabilisce che a dover farsi carico del costo dei buoni pasto sono gli esercenti. La percentuale che bar, ristoranti e supermercati devono pagare per ottenere indietro almeno una parte del valore dei buoni pasto che ogni giorno ricevono è lievitata, arrivando al 20%. Di fatto ristoratori e commercianti devono ogni giorno applicare uno sconto di un quinto su una parte consistente dei loro prodotti.
Il presidente di Federdistribuzione Alberto Frausin, commentando lo sciopero, ha dichiarato: "Vogliamo che i buoni pasto, un servizio prezioso per milioni di lavoratori e famiglie, continuino a essere utilizzati anche in futuro, ma ciò sarà possibile solo sulla base di condizioni economiche ragionevoli e di una riforma radicale dell'attuale sistema che riversa commissioni insostenibili sulle imprese e ne mette a rischio l'equilibrio economico".
Non si è fatta attendere la risposta delle associazioni dei consumatori, che saranno i più danneggiati dall'iniziativa degli esercenti. Secondo Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatori: "Ancora una volta i consumatori italiani vengono usati come ostaggi dalle organizzazioni della Gdo e dei ristoratori per rivendicazioni che, seppur giuste nella sostanza, finiscono per danneggiare solo ed unicamente i cittadini".
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